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Le ore planetarie

Ultimo Aggiornamento: 08/03/2008 11:15
31/01/2008 12:45
 
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Vi ricordate?
Cari Amici,
di tutte le discussioni del vecchio forum, di cui da tempo mi ripromettevo di salvare qualcosa (ma purtroppo non l'ho fatto [SM=g8769] ), mi resta solo la bella ricerca di Bimbasperduta sul calendario.

La riporto qui, sperando che coloro che hanno da dire qualcosa su come "volgere lo sguardo al Cielo" [SM=g8429] , lo vogliano fare da capo... Non aggiungo nient'altro, non avendo, purtroppo, mai avuto confidenza con Astri & Stelle. Mi era sfuggito, finora, quale fosse il senso e il modo che era proprio del Mago (così come dei Re Magi) di far riferimento agli Astri... Così mi metto qui, zitta e buona. [SM=g10899]


Ciao
Viola

Storia del calendario (by Bimbasperduta)

"La storia del calendario è storia di Concili e di Papi e nella nostra cultura inizia con gli Imperatori Romani.
Il calendario riguarda la vita civile, la scienza, in particolare l’astronomia, e la vita ecclesiastica.
Nella vita civile il calendario non è uno strumento neutro. Stabilire un calendario è imporre la propria organizzazione del tempo, e seguirlo vuol dire riconoscere l’autorità che lo ha predisposto. Per questo alcuni storici riferiscono che il protestante Keplero, pur in accordo come astronomo con i calcoli del calendario riformato sotto papa Gregorio XIII, dirà che è preferibile "essere in disaccordo con le stelle piuttosto che dichiararsi in accordo con il papa".

Il punto di vista dell'Astronomia
Ci sono vari elementi che rendono complessa la definizione di un calendario. I calendari più antichi erano basati sull’osservazione di alcune stelle o dei cicli brevi della Luna;in seguito si prese in considerazione anche il Sole con il suo ciclo annuale più lungo.
Il problema si pone perché da un lato i cicli della Luna - la lunazione - e quelli del Sole - l’anno -, non sono multipli interi del giorno, né l’anno solare risulta formato da un numero di giorni pari a un multiplo intero di una lunazione. Ma di quale "anno" si tratta: di quello "sidereo", che ha come riferimento le stelle fisse, o di quello "tropico", che ha come riferimento il passaggio del Sole (o della Terra) sull’Equatore Celeste? E quanto dura un anno?
Una diatriba astronomica ha sempre suscitato peraltro diversi problemi: basare il calendario su date legate a calcoli, e quindi a valori medi, oppure su un tempo reale, legato a osservazioni empiriche dei moti degli astri?

Aspetto simbolico e pratico dal punto di vista della Chiesa
Per ciò che riguarda la vita ecclesiastica vi è un aspetto simbolico e uno pratico. L’aspetto simbolico è relativo al legame del tempo con il cielo. "Nessuno poteva fare a meno di vedere che Cesare aveva unito la Terra e il cielo" scrive lo storico Arno Borst a proposito di Cesare che ha dato un nuovo calendario ai romani, "l’oriente e l’occidente, le origine e l’evoluzione del tempo e la storia, o il fatto che si marcasse l’inizio di un tempo universale". L’aspetto pratico è invece legato alle feste. Le feste mobili e le feste fisse furono stabilite dall’Imperatore Costantino nel IV secolo d.C.: la domenica diventò all’interno del ciclo dei sette giorni, il giorno dedicato al Dominus cioè al Signore, dunque il giorno festivo; inoltre alcune ricorrenze cristiane, furono stabilite come feste fisse, come il Natale al 25 dicembre, e altre, come la Pasqua, in omaggio alla tradizione ebraica da cui derivava, restarono feste legate al calendario ebraico basato sulla Luna e dunque mobili durante l’anno. Il calendario dopo Costantino, sia pure con la novità delle settimane che iniziavano dalla domenica, (!?) continuava ad avere le scansioni delle Calende, Idi e None. La Pasqua, peraltro, nel Concilio di Nicea del 325 era stata stabilita nella prima domenica dopo la prima Luna Piena dopo l'Equinozio di Primavera.

Il calendario romano di Giulio Cesare
Che il calendario Giuliano fosse da riformare era un problema noto da tempo.
Il calendario di Giulio Cesare era in vigore dal 1 gennaio del 45 a. C., ossia dalle Calende di Januarius del 709 a.u.c., ma aveva diversi errori. Il primo errore fu commesso dal Collegio dei Pontefici che già nel 44 d.C. aveva cambiato il calendario inserendo un anno bisestile ogni 3 anni e non ogni 4.
Il secondo errore riguardava la durata dell’anno solare che nel calendario di Giulio Cesare era considerato di 365 giorni e 6 ore, per cui accumulava un ritardo di undici minuti all’anno. Anche sulla Luna era commesso un errore di 5 minuti. Al passare degli anni e dei secoli questi errori diventavano di giorni interi.
Augusto aveva rivisto il calendario, stabilendo nuova denominazione e durata per alcuni mesi: Sextilis diventò Agosto in onore di Augusto stesso e poiché Luglio, mese in onore di Giulio Cesare aveva 31 giorni, anche Agosto diventò di 31, a scapito di Febbraio, che così ebbe solo 28 giorni.
Tolomeo, astronomo di Alessandria d’Egitto, nel II secolo d.C. evidenziò alcuni errori raggiunti da quel calendario.
Bacone nel 1267 aveva denunciato un errore di 9 giorni per l'Equinozio di Primavera e anche lui si era rivolto al papa, Clemente IV, che però non aveva dato seguito a questa osservazione.
Anche Copernico, sotto papa Paolo III, si era espresso sui problemi del calendario e sulla durata dell’anno tropico. Nel 1512, alla vigilia del V Concilio Lateranense, si era arrivati vicino ad una soluzione; nel Concilio di Trento con Pio V, era stata ribadita la necessità di riformare il breviario e di renderlo conforme alle regole del Concilio di Nicea per la determinazione della festa mobile della Pasqua.

Dal calendario qualitativo al calendario quantitativo
Nella prima parte del 1500 si passò da un calendario qualitativo a uno di tipo misto, qualitativo e quantitativo, verso un sistema più astratto e convenzionale. La nuova idea che si imponeva del tempo portò alla realizzazione di calendari in cui compariva la data, che sostituiva il sistema latino delle Calende, Idi e None. Prima accanto a ogni giorno c'era il nome del santo, la "lettera dominicale" e il "numero aureo" retaggio degli antichi calendari, e i giorni non erano uno "uguale" all’altro, in virtù dell’importanza della liturgia del santo del giorno.
La data serviva allora solo agli astronomi: nei loro almanacchi comparivano dati numerici precisi circa il Sole, la Luna e i pianeti.

La riforma del 1582
Nel 1582 si diede una risposta agli errori del calendario Giuliano ma ancora di più "all’imporsi di una misura laica dell’anno, un modo per riaffermare il predominio della chiesa sul tempo, almeno nell’ambito che le è proprio, quello della liturgia" (Maiello, 1994).
Obiettivi espliciti della riforma erano: la correzione dei calcoli relativi all’Equinozio di Primavera in modo che la Pasqua, secondo quanto stabilito nel Concilio di Nicea, potesse essere legata alla data del 21 marzo in modo chiaro; dei calcoli relativi alla Luna in modo che i racconti della Settimana Santa, relativi al miracolo dell’Eclisse, dunque alla fase della Luna, non fossero contraddetti dall’astronomia.
Il nuovo calendario doveva essere, inoltre, abbastanza semplice nella sua esposizione da poter esser compreso e usato da tutti.
La Commissione per il Calendario fu convocata da papa Gregorio XIII nel 1575 e cercò di interpretare e integrare in un modello Tolemaico i dati delle ricerche di Copernico e poi di Galilei.

La revisione del Calendario di papa Gregorio XIII
Gregorio XIII è Ugo Buoncompagni nato nel 1502 in una nobile famiglia romana. Era stato avvocato e giurista, poi ecclesiastico e anziano ufficiale papale, prima di essere designato Papa il 14 maggio del 1572. Tra le caratteristiche del suo papato va ricordato l’impegno nello schiacciare il protestantesimo, per esempio, finanziando importanti collegi cattolici in tutta Europa, ma anche supportando gli sforzi militari sostenuti dai sovrani cattolici contro i protestanti. Impose tasse gravose ai contadini e sostenne grandiosi progetti edilizi, tra cui ampliamenti per il Collegio Romano; fece anche costruire Villa Mondragone, la più grande delle Ville Tuscolane; durante il suo pontificato la chiesa conobbe sfarzose celebrazioni. Peraltro la Roma dell'epoca era una città non certo vivace da un punto di vista intellettuale come era la Firenze dei Medici o la Corte del Sacro Romano Impero presso cui lavoravano Ticho Brahe o Keplero: era una città con pochi abitanti e con una scarsa vita di cultura.
Gregorio XIII fu anche il papa che "Soppresse quelle conoscenze che non parevano compatibili con i dogmi della chiesa, stabilendo un famoso indice dei libri proibiti, nel quale sarebbe poi stato inserito il De Revolutionibus di Copernico" (Duncan, 1999).
Ma perché si occupò di riformare il tempo? Ancora una volta è il suo essere innanzitutto un giurista che lo portò a occuparsi di promulgare quelle riforme, che erano state approvate dai Concili precedenti e in particolare nelle due sessioni del Concilio di Trento del 1545 e del 1563, durante le quali Ugo Buoncompagni era stato delegato di Pio IV. Uno di questi compiti era la riforma del breviario ecclesiastico e questo implicava la revisione del calendario.
Ciò che Gregorio ha voluto ottenere con la sua riforma è stato il ripristino dell'accordo tra la data della Pasqua e i dettami del Concilio di Nicea. Questo interesse giustifica i motivi per cui essa non è elaborata nelle sedi scientifiche o laiche o imperiali di quel tempo, ma è stata invece promossa nell'ambito del Vaticano e promulgata da un Papa della Chiesa di Roma.
Gregorio XIII morì a Roma nel 1885.

A Gregorio XIII furono presentate tante soluzioni diverse.
Tra i protagonisti della Commissione citiamo alcuni personaggi che ebbero un ruolo fondamentale.
Luigi Lilio (Aloysius, Lilio o Giglio) forse aveva studiato astronomia e medicina a Napoli, veniva da una famiglia modesta della Calabria. Fu lui a proporre la soluzione per la Riforma del Calendario che il papa accolse. Morì prima di poterla presentare alla Commissione, cosa che fece per lui il fratello Antonio Lilio.
Il padre gesuita Cristoforo Clavio, difese le idee del Lilio anche se inizialmente era stato piuttosto scettico. Clavio fu un sostenitore accanito del geocentrismo e cercò di integrare i dati di Copernico e di Galilei forzandoli in una interpretazione che non lo portasse necessariamente a cambiare il suo sistema del mondo.
Ignazio Danti (1536-1586) matematico, astronomo, cartografo e artista dell’ordine dei domenicani. Aveva lavorato a Firenze sotto Cosimo I. Fu lui che fece un accurato calcolo dell'anno tropico che risultò di 365 giorni 5 ore e 48 minuti, misura che differiva assai poco da quella calcolata da Tolomeo con 365 giorni, 5 ore e 55 minuti. Danti concordava con quanto scritto da Copernico, che "l'anno tropico è variabile" e non è quindi possibile fissarne altro che un valore medio. Costruì nella chiesa di San Petronio una meridiana monumentale con cui osservò i solstizi del 1576. Fu chiamato dal papa a Roma nel 1580 per lavorare nella Commissione.
L’ipotesi di riforma presentata già nel 1576, da Lilio, era basata su tre punti:

per la durata dell’anno proponeva di usare le Tavole astronomiche dette 'Alfonsine' redatte nel trecento;

fissava la data dell’Equinozio di primavera al 21 marzo, e non il 24 come molti scienziati proponevano;

usava una Tavola delle Epatte, cioè del computo della Luna, redatta dal Lilio stesso.

Per applicare tale riforma, inoltre, era necessario togliere, cioè cancellare 10 giorni per rimediare agli errori accumulati nel tempo, poiché attualmente l'Equinozio di Primavera cadeva 11 giorni prima del 21 marzo che era la data prevista.
Questo sistema portava a riprodurre la situazione di partenza dopo un ciclo molto ampio di 300.000 anni ed era molto complicato nei calcoli, con l’uso delle Tavole astronomiche: Maiello sostiene che il Papa scelse questo sistema anche per questi due motivi. Infatti "il primo aspetto si iscriveva nella secolare lotta contro il millenarismo il quale aveva sempre considerato la fine di cicli cronologici possibili momenti di crisi, il secondo perché veniva ora richiesta una competenza professionale specifica per poter venire a capo del computo pasquale limitando alla Chiesa il suo controllo."
A fronte dei calcoli complicati per stabilire correttamente gli istanti della Luna Piena e dell’Equinozio, l’applicazione del nuovo calendario era piuttosto semplice, tanto che tutti potevano capirla e ricordarla. Per mantenere la concordanza tra anno tropico e civile, fu stabilito di sopprimere tre anni bisestili ogni quattro secoli, mantenendo bisestili solo gli anni secolari che risultano divisibili per 400. Quindi furono non bisestili il 1700, il 1800, il 1900, mentre il 1600 fu bisestile. E dato che nemmeno questo computo è del tutto esatto, ogni 4000 anni si omette un anno bisestile. I principi e le spiegazioni della riforma furono indicati nell'opera del Clavius pubblicata a Roma nel 1603 dal titolo Romani Calendari a Gregorio XIII Restituti Explicatio (Spiegazione del calendario romano rinnovato da Gregorio XIII).
Un Compendium con la soluzione di Lilio, di sole 20 pagine, fu pubblicato da Gregorio XIII e reso noto il 5 gennaio del 1578; il Papa lo inviò a ecclesiastici, capi di stato e in molte università per ricevere dei commenti. Fu però nel 1582 che la Riforma fu definitivamente firmata e diffusa.
Con la Bolla 'Inter gravissimas ' del 24 febbraio 1582, papa Gregorio XIII decretò che il giorno successivo al giovedì 4 ottobre 1582 fosse il venerdì 15 ottobre, "una scelta drammatica", scrive Maiello, "fatta per ribadire simbolicamente il potere della Chiesa sul tempo, nonostante molti l’avessero sconsigliata per timore di scandali e tumulti popolari". La Francia, per esempio, aspettò due mesi e passò dal 9 al 20 di Dicembre. La Bolla di Riforma del Calendario Giuliano, sostituito dal Gregoriano, fu emanata nel grandioso Salone degli Svizzeri di Villa Mondragone: in una lapide, tutt’oggi presente, si legge del Papa e della sua Commissione.
Lilio era peraltro riuscito, nella sua proposta di Riforma, a non aver bisogno di prendere posizione tra la teoria Tolemaica e quella Copernicana. Non diede quindi ragione all'uno o all'altro, non si schierò, ma utilizzò tutti i dati raccolti dagli astronomi fino a Galilei, quindi fino ai tempi più recenti.
Nel 1576 Gregorio XIII aveva fatto erigere in Vaticano una Torre, alta 73 metri, che è oggi conosciuta con il nome di Torre dei Venti o Torre Gregoriana dal nome del papa. In questa il padre Danti tracciò poi una meridiana orizzontale, nella sala dei Venti dipinta con motivi della Bibbia relativi ai Venti. Al centro del soffitto è dipinta una grande Rosa dei venti e una banderuola fungeva da anemoscopio (!?) così che era possibile leggere la direzione del vento nella sala stessa.
Per la meridiana tracciata in terra vi è un foro, nella parete a Sud, a circa 5 metri d’altezza da cui entra un raggio di Sole intorno al mezzogiorno. Il foro è praticato in corrispondenza del dipinto di una bocca che soffia. Il raggio di Sole sul pavimento colpisce una lunga striscia di marmo orientata Sud-Nord e sul pavimento sono incisi i 12 segni dello Zodiaco. Nel centro della sala vi è un grande disco bianco con le direzioni.

Di questa meridiana, la tradizione racconta che fu usata per far osservare al Pontefice la necessità della riforma del calendario perché, prima di questa, il 21 marzo, giorno dell’Equinozio di Primavera, il Sole toccava la linea meridiana in un punto distante ben 60 cm da quello corrispondente al vero Equinozio tracciato sul pavimento. Ma la data in cui Danti tracciò la meridiana è posteriore al 1580 per cui essa fu probabilmente usata solo come verifica a posteriori. Questa Torre costituisce comunque l’origine della Specola Vaticana. Altre grandi meridiane, quali quella di Roma in S. M. degli Angeli, e di Bologna in San Petronio, furono realizzate in seguito anche per controllare l’esito della Riforma Gregoriana e l’istante dell’Equinozio di Primavera con le osservazioni oltre che con i calcoli.

Come fu accolta la Riforma gregoriana
Il padre Clavio dovette scrivere molti testi in appoggio alla Riforma, tra cui una Explicatio di 800 pagine, e rispondere alle moltissime opposizioni che venivano mosse su diversi piani.
A Lione, per esempio, il vescovo scrisse un opuscolo per spiegare che una data fissa per l’Equinozio di Primavera sarebbe risultata utile anche in campagna per le coltivazioni.
Tra coloro che si opponevano nel mondo protestante all’autorità del papa di Roma vi era anche chi gli rimproverava di aver definito 'perpetuo' il calendario riformato, perché questo aggettivo negava l’arrivo del Giorno del Giudizio.
Gli Ortodossi si rifiutarono, con il Patriarca di Costantinopoli, di abbandonare il calendario Giuliano e solo per le attività commerciali furono costretti ad adeguarsi al nuovo.
Gli altri Stati protestanti attesero un secolo, ma nel 1700 anche Germania, Olanda, Danimarca e Norvegia si allinearono, seguite nel 1750 da Gran Bretagna e Svezia.
I paesi più resistenti furono quelli ortodossi. La Russia aspettò sino al 1918, quando il governo comunista decise di passare al calendario gregoriano; una conseguenza di questo ritardo fu che la cosiddetta 'rivoluzione d'ottobre' in pratica si svolse nel nostro mese gregoriano di novembre.
Altri paesi ortodossi (tra cui Yugoslavia e Romania) seguirono la Russia nel 1919; l'ultima ad adeguarsi fu la Grecia, che adottò il nuovo calendario solo nel 1928, ma con alcune riserve circa la data della Pasqua.
Anche i paesi extra-europei dovettero adeguarsi alla novità calendariale europea; usando calendari diversi da quello giuliano, essi seguirono schemi diversi di armonizzazione; comunque il Giappone si allineò nel 1873, la Cina nel 1911, la Turchia nel 1927 nel quadro del modernismo di Ataturk.
Naturalmente va tenuto presente che ogni sensibile ritardo nell'applicazione del nuovo calendario comportava, rispetto a quello giuliano, un aumento dei giorni da saltare, poiché il loro numero cresceva al ritmo di quasi un giorno per secolo" (G. Fantoni).





[Modificato da Violaoscura 31/01/2008 12:48]
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