Vi riporto un interessante stralcio di un passo del libro di P.Amorth mentre affronta il rapporto fra persecuzione e la pratica degli esorcismi:
Dal XVI al XVII secolo - Questo è stato veramente il periodo della follia, il periodo in cui gli esorcismi hanno ceduto il passo alle persecuzioni. La storia è maestra di vita, anche se spesso viene definita con rincrescimento "maestra inascoltata di vita". E nel descrivere questo periodo, che è il periodo più nero, mi preme essere chiaro perchè ritengo che ci sia tanto da imparare anche per il nostro tempo. E un fatto bene accertato in quel tempo: dove non si fanno più esorcismi, il loro posto viene preso dalle persecuzioni; dove si fanno esorcismi, questo non avviene, pur trovandosi nello stesso periodo, con la stessa mentalità, con gli stessi problemi. Dove il demònio non viene combattuto e cacciato via con gli esorcismi, gli uomini vengono demonizzati e uccisi.
Ci tengo bene a dire, prima di seguitare la carrellata storica, che il fenomeno appena accennato mi preoccupa per l'oggi della società e della Chiesa, Quando vedo i continui tentativi, specie da parte degli uomini di Chiesa, di minimizzare l'esistenza del demònio e la sua azione, di ridurre al minimo o togliere completamente gli esorcismi, a mio parere non ne ha nessun danno il demònio , ma ne ha un'immenso danno l'uomo. Ci sono tanti modi diversi di demonizzare l'umanità: c'è Dacau, ci sono i Gulag, ci sono i genocidi, ci sono le pulizie etniche. Mentre scrivo è sotto il tiro la ex-Jugoslavia. Ma riprendiamo la nostra storia. Si sentiva anche il bisogno, l'urgenza, di riformare i rituali esorcistici, ma nessuno si muoveva. Come oggi: l'unica parte trascurata e non ancora riformata dopo il Vaticano II, che ha chiuso le porte da un pezzo, sono gli esorcismi; e se qualche tentativo è stato avviato, è meglio che sia rientrato...Allora, dato che gli uomini di Chiesa non si decidevano, l'iniziativa fu presa da un imperatore, Carlo V, che il 9 luglio del 1548 promulgò ad Augusta un editto per la riforma dei rituali. Ma il male era ormai troppo profondo e la persecuzione contro le streghe raggiunse il culmine negli anni dal 1560 al 1630.
Grazie al cielo ci fu qualche eccezione. E' ben documentato il caso di suor Giovanna Fery (1559-1620), delle Suore Nere di Mons, in Francia. Da vari anni aveva stretto patti col diavolo: era proprio una vera strega, da consegnare all'Inquisizione e da condannare al rogo secondo le norme invalse in quell'epoca. Per sua fortuna trovò un prelato molto colto e di sensibilità pastorale, mons. Luigi de Berlaymont, arcivescovo di Cambrai. Questi dispose che la suora non fosse processata e condannata, ma sottoposta ad esorcismi.
Ci volle più di un anno, ma la suora fu liberata dal demònio e visse i rimanenti anni della sua vita come suora esemplare. Peccato che altri Vescovi, benchè dotti e santi, non l'abbiano pensata allo stesso modo. Mi riferisco ad esempio a S. Carlo Borromeo, che in questo caso fu travolto dalle idee del suo tempo; resta ugualmente un grande santo e un grande Vescovo; la santità non protegge dalle idee sbagliate.
L'orrore della caccia alle streghe si diffuse soprattutto nei paesi protestanti (oggi l'ammettono anche loro), dove per di più nel XVII secolo imperversarono guerre di religione. Ma quello che mi preme sottolineare è che dove continuarono gli esorcismi non ci furono roghi, o furono ridotti al minimo. Nella Roma dei Papi è provato che ci fu un solo caso; nell'Irlanda cattolica le streghe non furono mai perseguitate e lo furono ben poco nella Spagna, nota per l'Inquisizione di Torquemada. Occorre anche richiamare l'autocritica dei cattolici, avviata dal gesuita Fredrich Spee, che nel 1631 pubblicò il libro "Cautio Criminalis", in cui fece una critica spietata contro la tortura e la caccia alle streghe. Fu l'inizio della resipiscenza, che poi si estese anche in campo protestante. Ben poco influi invece il Concilio di Trento, che si limitò ad elaborare la dottrina sul Sacramento dell'Ordine, considerando l'esorcistato come uno degli ordini minori.
Ciao
Mauri
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Diceva Rabbi Yeudà in nome di Rav:"Dodici ore ci sono nel giorno: nelle prime tre il Santo, benedetto sia, si dedica alla Torà; nelle seconde tre giudica tutto il mondo e, quando vede che questo meriterebbe la distruzione, si alza dal trono del Giudizio e si siede su quello della Misericordia...(b'Avodà zarà 3b)