Il Sacro

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M. di Caraba
00martedì 19 gennaio 2010 11:50

Cari Amici,
oggi il termine "sacro" e suoi derivati (ad esempio sacerdote, sacramento, consacrare, sacrario,
sacrificio, ecc.) vengono usati e forse anche abusati...

Ma cosa è veramente il "sacro" secondo voi? [SM=g1488782]

Salute a tutti

MdC
WhiteDragon84
00martedì 19 gennaio 2010 14:15
Caro Marchese,

una domanda per niente facile tu poni! [SM=g10296]

[SM=g10303]

Dal significato etimologico apprendo che può possedere diversi significati: da "attaccato, adeso alla divinità", a ciò che può essere "seguito, adorato o venerato"..

Così come qualcuno mi spifferò che sacro può significare anche separato, nell'accezione in cui si intendeva la distinzione con ciò che era profano (cioè davanti al tempio): nell'antichità infatti il popolo non era ammesso a seguire il "vero" rituale, ma gli era concesso solo di seguire la pantomima più scenica.

Devo dire che queste definizioni mi dicono tutto senza dirmi nulla in realtà, mi lasciano un po' perplesso e senza qualcosa che sia effimero e reale, come la Divinità insomma!

Io credo che in ogni aspetto della Vita (con la V maiuscola, intendendo il moto Universale seppur apparente) ci sia qualcosa di sacro, sta solo a noi percepirlo.

Per puro caso mi è capitato in questi giorni di discuterne con una cara persona, e ho espresso il parere che per percepire il sacro bisogna essere con-sacrati da un sacerdote: colui che conduce al sacro. Oppure anche colui che insegna il sacro, ma forse la radice latina indica più il compito di portare verso.

Per tornare in argomento, credo che il sacro si possa intravedere mano a mano procediamo verso una percezione raffinata della realtà, dove per raffinato non si intende qualcosa di estetico, ma proprio qualcosa di "sottile".
Mi spiego con un esempio: finchè l'amore tra due persone è inteso come fisicità, uscire insieme, dirsi le cosette dolci al telefono mandandosi rose e cioccolatini.. ecco, questo è molto profano.

Quando invece si percepisce quale parte energetica del nostro corpo vibra stando a contatto con la persona amata, quando si riesce a stare in silenzio assieme pur provando la pienezza di non essere soli, quando ci si percepisce come un laboratorio di trasformazione e sublimazione energetica.. ecco, questo per me è già sacro!

Non cambiano le situazioni in quanto tali, cambia la nostra percezione di quanto tutto sia riconducibile ad un'Unica ed Unitaria manifestazione di Forza che può prendere tutti i nomi che vogliamo.
Questa forza è ciò che di più "sottile" esista, ma proprio per questo compenetra tutto con la sua sottigliezza e gentilezza.

Allenandosi a percepirla, perchè non si diventa sacerdoti in due giorni per aver ricevuto un carisma chissà da chi!
Però dopo che si è ben consapevoli che esiste la si potrà riconoscere in ogni situazione, vedere che ciò che ci appare agli occhi altro non è che una manifestazione specifica di concetti Universali.

Quelli sì sono sacri, intoccabili, non si può parlarne a voce troppo alta, non si possono che descrivere per simboli perchè sfuggono a qualsiasi categorizzazione.
E anche qualora riuscissimo a parlare in modo comprensibile di tutto ciò, dovremmo sperare di avere in un certo senso il "permesso".

Tempo fa mi è stato detto che il Sacro non ha paura, poichè si difende da solo dai suoi profanatori.
Niente di più vero, devo dire.

La mia risposta significa tutto e niente, purtroppo è davvero difficile descrivere qualcosa che si percepisce con dei sensi "allargati" convertendola in qualcosa di imperfetto e manchevole come la realtà sensibile attraverso i cinque canonici.

ulissa
00mercoledì 20 gennaio 2010 17:16
Caro marchese,
io penso che il termine "sacro" possa essere usato giustamente quando c'è la presenza effettiva della divinità. Penso che qualsiasi oggetto o luogo o gesto o parola possa diventare Sacro e da Sacro possa tornare profano. Anticamente era in uso incatenare simbolicamente gli oggetti sacri in modo da non permettere alla divinità di lasciarli.
La presenza della divinità e quindi la sacralità si avverte ma non è poi possibile spiegare cosa si è sperimentato in quanto si viene sopraffatti da una grande emozione.
Io personalmente ho avvertito la presenza divina diverse volte, per esempio, durante una delle processioni per la Madonna dell'Arco a Napoli, al tempio di Diana a Nemi, a Villa Adriana a Tivoli... ma anche di fronte a certe statue o luoghi particolari della natura.
C'è un segno particolare che indica la sacralità ed è la stella di Davide. [SM=g8429]

Ora tocca capire che significa "presenza della divinità" [SM=g9215]
M. di Caraba
00martedì 2 febbraio 2010 13:59
Re:

Cari Amici,
innanzi tutto grazie per le risposte al quesito che ho posto e che pongo a me stesso... ultimamente sto leggendo un libercolo interessante intitolato "La radiestesia al servizio dell'uomo" di un certo Boris Farkas che pare sia un "crastone" del campo.

A pagina 36 leggo questo passaggio con il quale mi trovo:

"Lo scopo dell'occuparsi di radiestesia si considererà raggiunto quando questa attività diventi stimolo a conseguire un livello superiore di coscienza e di spontaneità e se contribuirà a sviluppare il senso di naturalità, ovvero una migliore comprensione delle leggi naturali come unica verità. La radiestesia può aiutare l'uomo, tramite una migliore comprensione di tutta una serie di leggi naturali, ad armonizzare la propria vita ad esse ed a mettersi così in sintonia con la natura che lo circonda."

Ritengo che questo armonizzarsi e sintonizzarsi dell'uomo con le leggi della natura sia l'unica vera via che possa condurre al sacro cioè alla manifestazione della divinità.

Ora se è vero che la divinità si manifesta per mezzo delle leggi naturali, se è altrettanto vero che nella nostra condizione "normale" sperimentiamo dolore e costante insoddisfazione allora ne segue che siamo vicini e contemporaneamente lontani dal sacro.

Forse la realtà è la maschera con la quale si traveste Dio... ma come fare per andare dietro le quinte di un palcoscenico nel quale attori di ogni genere inconsapevolmente recitano il loro ruolo immedesimati nell'illusione?

Prima o poi troverò il modo per dare una sbirciatina sul tavolino laddove si prepara la commedia spesso drammatica che chiamiamo "vita". [SM=g8429]

Salute a tutti

MdC


Ps X Dragon:

Mi spiego con un esempio: finchè l'amore tra due persone è inteso come fisicità, uscire insieme, dirsi le cosette dolci al telefono mandandosi rose e cioccolatini.. ecco, questo è molto profano.


Caro Amico mio,
sai che non lo so? [SM=g9371] Dirsi cosette dolci può essere un qualcosa carico di energie sottili che vanno oltre la sola materia... ed anche la materia va oltre se stessa, mi riferisco al palcoscenico cui accennavo... bisogna vedere cosa c'è dietro.

Pss x Ulissa:

Io personalmente ho avvertito la presenza divina diverse volte, per esempio, durante una delle processioni per la Madonna dell'Arco a Napoli, al tempio di Diana a Nemi, a Villa Adriana a Tivoli... ma anche di fronte a certe statue o luoghi particolari della natura.


Anche a me è successo una volta, in un ritiro spirituale ad Erice. Ma è passato così tanto tempo che talvolta mi chiedo se non mi sono sognato tutto. [SM=g10248]
Violaoscura
00mercoledì 3 febbraio 2010 08:03
Il Sacro in tutto
M. di Caraba, 02/02/2010 13.59:



Mi spiego con un esempio: finchè l'amore tra due persone è inteso come fisicità, uscire insieme, dirsi le cosette dolci al telefono mandandosi rose e cioccolatini.. ecco, questo è molto profano.


Caro Amico mio,
sai che non lo so? [SM=g9371] Dirsi cosette dolci può essere un qualcosa carico di energie sottili che vanno oltre la sola materia... ed anche la materia va oltre se stessa, mi riferisco al palcoscenico cui accennavo... bisogna vedere cosa c'è dietro.



...E chi può dire, infatti, cosa c'è dietro e dentro un cioccolatino? Io lo dico sempre. [SM=g9215]

Caro Marchese, secondo me è vero quel che osserva il Bianco Drago, ed allo stesso modo lo è anche il tuo pensiero, nonostante
sembrino due diversi punti di vista. [SM=g8429]

Personalmente concordo sul fermarsi alla materialità di cui parlava Dragon. Quanto spesso le persone fanno dei vuoti gesti
per dimostrare a sè ed alla piccola fetta di società intorno (vicinato, amici...) il cambiamento di una certa situazione?
Ti porto una margherita perchè ora bisogna pur essere amici, ed è così che si fa tra amici. Ti mando un messaggio, perchè
probabilmente sai che qualcuno mi ha avvisato che sei in ospedale, ed è il minimo che bisogna fare. Ci siamo fidanzati, ed allora
eccomi a scegliere l'anello, i suoceri ci tengono troppo, ecc.

Ma quando ci riappropriamo di noi stessi, o almeno dei nostri gesti, visto che già trovare noi stessi è tanto difficile?
Io credo che chi non ritroverà la padronanza di se stesso come essere libero che liberamente si muove, non troverà mai se stesso,
si troverà immensamente impedito nel farlo, e forse finanche nel ricordarsi di volerlo fare, e si allontanerà sempre più
dal "sacro". Quello dentro di sè, come quello fuori.

Non ha certo torto neppure il Marchese, dicendo che non sempre, quando regaliamo un cioccolatino, diamo qualcosa di
materiale: bisogna vedere, infatti, se v'è in noi per quella persona qualcosa di più sublime ad accompagnarlo, ed anzi ad
ispirare e sostenere il nostro gesto.

Sono propensissima a credere che lo stesso gesto ripetuto una volta senza sostegno di significato, ed un'altra animato da
un "senso", da un pensiero, che è il vero elemento prezioso da far pervenire, non ha lo stesso effetto in emtrambe i casi.
Che si tratti di un dono, come di un gesto solitario qualsiasi.

Perchè, altrimenti, si sarebbe detto un tempo che "quel che conta è il pensiero"? Il vecchio ormai trasandato detto potrebbe
nascondere una origine non poi così banale come ora si presume. [SM=g8429]

Cosa è, in effetti, a rendere davvero felice o infelice (e tutti i gradi intermedi tra le due possibilità) una qualsiasi
persona, se non lo stato del proprio pensiero? In effetti, pare essere la rappresentazione che ci facciamo delle cose,
e non le cose in sè, a trasmetterci l'impulso delle varie emozioni. E' l'elaborazione che ne facciamo a rendere una situazione
gradevole o meno. Un giocatore di calcio magari è felicissimo mentre insegue faticosissimamente il pallone, cosa che io non mi
sognerei neppure. Un altro è al settimo cielo mentre si nutre di cavallette, perchè sta vincendo la sua scommessa. E' ciò
che pensiamo, tutto quel che conta per noi. Certo, se tutto quel che uno riesce a pensare è che l'esser padrone di una certa
"fortuna" economica debba renderlo necessariamente felice senza altre pretese nè lamentele nè esigenze, per quella persona lì
varrà il vecchio detto per cui in Roll's si piange benissimo, ed altre banalità simili. Ma ad un livello di forme vitali
più sottili, livello che pure esiste e viene sfiorato e raggiunto ovunque nel mondo, i bisogni iniziano ad essere altri,
e più difficili da individuare. Ci si inizia lì a trovare, almeno di tanto in tanto, in "atmosfere" differenti da quella
che sembra oggettiva ai più, e si inizia a valicare l'inizio della sfera del sacro...


Ciao
Viola
M. di Caraba
00mercoledì 3 febbraio 2010 12:25
Re: Il Sacro in tutto
Violaoscura, 03/02/2010 8.03:

Ci siamo fidanzati, ed allora
eccomi a scegliere l'anello, i suoceri ci tengono troppo, ecc.


Cara Violetta,
in verità penso che chi è veramente in contatto con il Sacro e contemporaneamente scollegato dall'egoismo
si guardi bene da prendere moglie/marito o impegnarsi in fidanzamenti vari.

Può darsi che questo mio pensiero derivi da una nefasta influenza cattolica... oppure può essere che il senso
reale del sarcerdozio da celibe sia più profondo di ciò che comunemente si pensa.

Chi lo sa? A voi l'ardua sentenza. [SM=g10094]

Salute

MdC

bimbasperduta
00mercoledì 3 febbraio 2010 15:00
Re: Re: Il Sacro in tutto
M. di Caraba, 03/02/2010 12.25:


Cara Violetta,
in verità penso che chi è veramente in contatto con il Sacro e contemporaneamente scollegato dall'egoismo
si guardi bene da prendere moglie/marito o impegnarsi in fidanzamenti vari.

Può darsi che questo mio pensiero derivi da una nefasta influenza cattolica... oppure può essere che il senso
reale del sarcerdozio da celibe sia più profondo di ciò che comunemente si pensa.

Chi lo sa? A voi l'ardua sentenza. [SM=g10094]

Salute

MdC




Caro marchese,
non mi sento la persona più adatta ad esprimere sentenze, specie se così ardue, comunque credo che se i sacerdoti e monache di quasi tutto il mondo e di quasi tutte le religioni sono celibi e nubili ci dovrà pur essere un motivo.
Non so se ciò dipenda da quanto il singolo sia in comunione col "Sacro" ma è certo che se si riesce ad amare sul serio allora non si hanno più parenti, amici, mogli, mariti e fidanzati, perchè si cessa di amare in particolare, si ama e basta, se poi ciò si ripercuota necessariamente anche sul piano fisico con il celibato o meno non saprei dirlo comunque giunge in nostro soccorso sempre lui, il Mahatma.
Come sapete Gandhi era sposato ed ebbe anche molti figli poichè era un uomo estremamente passionale, ma quando il sacro si impose alla sua vita egli cominciò un lungo percorso verso il voto di castità.
Nella sua autobiografia Gandhi racconta dei suoi fallimenti ma anche di quanto egli si sia sentito finalmente libero dopo aver pronunciato il voto e di come, tale voto, abbia reso più uniti lui e Kasturbai (la sua consorte).
Gandhi racconta che solo dopo il voto di castità è stato in grado di amare davvero Kasturbai, in modo pieno, disinteressato e libero mentre il sesso aveva creato tra loro meccanismi, dipendenze che impedivano all'amore di manifestarsi pienamente.
Inoltre la castità ha aiutato il Mahatma ad avvicinarsi ulterirmente al sacro poichè con la scomparsa dei desideri in noi si crea più spazio per accogliere la sacralità.
Forse è per questo che, fra le altre cose, ai ministri religiosi (al di là del credo religioso) viene chiesta la castità, perchè il sacro si manifesta nel silenzio ed è necessario che il desiderio taccia perchè il nostro cuore e la nostra anima siano in ascolto.

Un bacione,
a presto.


Violaoscura
00mercoledì 3 febbraio 2010 16:38
Re: Re: Il Sacro in tutto

M. di Caraba, 03/02/2010 12.25:


Cara Violetta,
in verità penso che chi è veramente in contatto con il Sacro e contemporaneamente scollegato dall'egoismo
si guardi bene da prendere moglie/marito o impegnarsi in fidanzamenti vari.

Può darsi che questo mio pensiero derivi da una nefasta influenza cattolica... oppure può essere che il senso
reale del sarcerdozio da celibe sia più profondo di ciò che comunemente si pensa.

Chi lo sa?
A voli l'ardua sentenza. [SM=g10094]



...Non certo a noi l'ardua sentenza, invero, caro Marchese. [SM=g8429]

L'argomento che tu proponi sul sacro ed il celibato, e che Bimba bellamente raccoglie, è davvero interessante.

Provo a dire come al momento pare di vederla a me.

In effetti, chi aspira ad avvicinarsi al Sacro, o a ricercare la Verità, che secondo me sono modi di dire la stessa
cosa, in effetti è qualcuno che è riuscito a "crescere" un pochino di più rispetto al comune livello di aspirazioni, pur
giusto per alcuni, ed in generale comprensibile. Tenderà dunque a rimuovere dalla sua vita gli ostacoli che si frappongono
fra lui e le sue meditazioni e ricerche, che si tratti di potere, o di ricchiezza, o di folla che lo circonda, o di obblighi
e vincoli di parentela e matrimonio, o infine, di sentimenti forti che così spesso finiscono per diventare egoistici,
accecare la mente che invece va preservata in chi mira alla comprensione, e tante volte irretiscono nel dolore
anche perchè finiscono col... finire. [SM=g8492]

Insomma, visto che di legami sentimentali&matrimoniali stiamo parlando (ma il discorso può esser riferito, in
generale, a tanti altri ambiti vitali di cui l'umana specie si occupa, come denaro, potere, vizi, etc.), di sicuro
l'esser vincolati a qualcuno costituisce un freno per entrambi.

Non solo il sacerdozio impone per tradizione il celibato, ma anche l'eremita, il Mago, il Cercatore sono dei gran "solitarioni"
da che mondo è mondo. [SM=g10465]

E' altresì vero, caro Marchese, cara Bimba e cari tutti, e non so perchè gioisco di una gioia a me misteriosa nel
farvelo notare, che lo stesso celibato si ferma ad esser atto puramente materiale, quando non v'è "dietro" una
autentica ricerca ed aspirazione al sacro. Si tratta di un caso simile a quello in cui ci si veste a lutto per formalità.

Quando liberamente uno sceglie di vestirsi di nero per rimarcare il suo lutto, come per ricordare a se stesso, ed alla
propria volontà stanca di soffrire, di non dimenticare, lo fa restando fin troppo consapevole che il vero lutto è
nel cuore, risiede nel sottile, dove occhio umano non vede.

Allo stesso modo, credo che ci siano, secondo il caso, voti di castità che hanno meno di sacro di quanto non ne abbiano
alcuni (rarissimi) vincoli matrimoniali (davvero eterni?... Forse, chissà).

V'è in taluni casi qualcosa di più sacro (e di maggiormente atto a nobilitare ed elevare l'animo nella ricerca della
Verità e del Sacro) nel un sincero moto dell'animo nutrito per qualcuno cui si vuol essere legati e per il quale si
morirebbe senza indugi, che nel celibato di tal altri che non ne afferrano il vero scopo, l'ausilio che questa
condizione dovrebbe dare alla loro elevatura. [SM=g8954]

Questo, al momento, è il mio modo di sentire la questione. [SM=g6889]


Ciao
Viola






ulissa
00giovedì 4 febbraio 2010 06:15
sacro e profano
Cari Amici,
per comprendere il sacro dovremmo comprendere il profano che ne è una sorta di opposto.
C'è differenza tra Dio e sacro: dio è in tutte le cose, la sacralità no.
In genere a rendere qualcosa sacra è la ritualità dell'uomo.
Una chiesa viene consacrata prima di poter essere usata allo scopo, e sconsacrata prima di essere abbandonata.
Violaoscura
00giovedì 4 febbraio 2010 07:48
Re: sacro e profano

ulissa, 04/02/2010 6.15:


C'è differenza tra Dio e sacro: dio è in tutte le cose, la sacralità no.



Cara Ulissa, provo ad illustrare qualche dubbio che mi viene, da buona "imbranata" nel vedere, leggendo le tue righe.

Dunque, in senso lato, il Sacro sarebbe l'elemento più raro e dunque più prezioso di una parte di Divino ristretta rispetto
all'Insieme di "tutte le cose"? Personalmente ci vedo una contraddizione in termini (ma forse dipende dal mio
occhio miope, anzi tutti e due). L'idea che insomma mi balza agli occhi della mente, è che, se prendiamo per buona in
questa discussione la teoria dell'Immanenza (Dio in tutto), da te introdotta a base dell'illustrazione del tuo personale
pensiero, allora tutto ciò che è sacro con tutto ciò che è divino dovrebbero necessariamente coincidere. Il Dio pensato
come immanente nel tutto, infatti, non può in nessuna sua parte mancare del pregio della sacralità, nè abbondarne in
alcune parti e scarseggiarne in altre.


ulissa, 04/02/2010 6.15:


In genere a rendere qualcosa sacra è la ritualità dell'uomo.


Cara Ulissa, il tuo "in genere" mi appare un po' generalizzato... [SM=g8429] Secondo il tuo modo di vedere, infatti, una
cosa è sacra perchè viene ritualizzata, mentre secondo un altro sentire, è perchè una cosa è sacra che ha un senso
ritualizzarla. [SM=g8492] [SM=g10132]

ulissa, 04/02/2010 6.15:


Una chiesa viene consacrata prima di poter essere usata allo scopo, e sconsacrata prima di essere abbandonata.


Due atti, questi, che secondo me possiamo tranquillamente comprendere fra quelli di cui sopra, alla voce: "cose che se non nascono
da un senso, non se lo possono dare". [SM=g8429]


Ciao
Viola
M. di Caraba
00giovedì 4 febbraio 2010 12:10
uomo mediatore

Forse è per questo che, fra le altre cose, ai ministri religiosi (al di là del credo religioso) viene chiesta la castità, perchè il sacro si manifesta nel silenzio ed è necessario che il desiderio taccia perchè il nostro cuore e la nostra anima siano in ascolto.


Carissima Bimba,
in effetti la castità non dovrebbe essere una "richiesta" ma una cosa che dovrebbe venire
"naturale", secondo me. Riprendo questo concetto (che sono certo condividerai) rispondendo
anche a Viola la quale scrive:

E' altresì vero, caro Marchese, cara Bimba e cari tutti, e non so perchè gioisco di una gioia a me misteriosa nel
farvelo notare, che lo stesso celibato si ferma ad esser atto puramente materiale, quando non v'è "dietro" una
autentica ricerca ed aspirazione al sacro. Si tratta di un caso simile a quello in cui ci si veste a lutto per formalità.


Ciò succede (come dici) perchè il celibato viene visto come presupposto, della serie: "sono
celibe (o nubile) quindi...".
Invece, sempre secondo me, il celibato è la conseguenza di qualcosa d'altro, di interiore, e questa
interiorità si manifesta nell'esteriore in tutta una serie di comportamenti.

Riguardo all'argomento sollevato dalla nostra Ulissa tu scrivi:

Dunque, in senso lato, il Sacro sarebbe l'elemento più raro e dunque più prezioso di una parte di Divino ristretta rispetto
all'Insieme di "tutte le cose"? Personalmente ci vedo una contraddizione in termini (ma forse dipende dal mio
occhio miope, anzi tutti e due). L'idea che insomma mi balza agli occhi della mente, è che, se prendiamo per buona in
questa discussione la teoria dell'Immanenza (Dio in tutto), da te introdotta a base dell'illustrazione del tuo personale
pensiero, allora tutto ciò che è sacro con tutto ciò che è divino dovrebbero necessariamente coincidere. Il Dio pensato
come immanente nel tutto, infatti, non può in nessuna sua parte mancare del pregio della sacralità, nè abbondarne in
alcune parti e scarseggiarne in altre.


Ammetto che non appena ho letto il piccolo (ma succoso) intervento della nostra Amica anch'io ho
fatto la faccia di uno che ha appena assaggiato un limone. [SM=g10362]

E quindi che fare?

In preda alla disperazione (ed all'amaro in bocca) ho fatto ciò che qualsiasi rispettabilissimo
disperato farebbe, ossia ho messo mano alla "Dottrina Cristiana - primi elementi - Estratto dalla
Dottrina di S. Pio X". Si tratta di un antico ricordo del catechismo, "un amuleto" che mi ha sempre
accompagnato nei momenti di dubbio della mia fanciullezza.

A pagina 9 leggo:
"7. Dov'è Dio?
Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo."

Il concetto viene ereditato dall'incipit ermetico del vangelo di Giovanni: "Egli era nel
mondo ed il mondo fu fatto per mezzo di Lui..."

Ergo Dio è ovunque. [SM=g1488773]

Dipoi, sempre nel libricino amuletico (o amletico?), a pagina 23 leggo:

"112. Che cosa sono i sacramenti?
I sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Gesù Cristo per santificarci.

113. Quante cose si richiedono per fare un sacramento?
Per fare un sacramento si richiedono tre cose: la materia, la forma e il ministro, il quale
abbia l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

114. Che cos'è la materia del sacramento?
Materia del sacramento è l'elemento sensibile che si richiede per farlo, come l'acqua nel Battesimo.

115. Che cos'è la forma del sacramento?
Forma del sacramento sono le parole che il ministro deve proferire nell'atto stesso di applicare
la materia.

116. Chi è il ministro del sacramento?
Ministro del sacramento è la persona capace che lo fa o conferisce, in nome e per autorità
di Gesù Cristo."

Ergo non tutto è sacro. [SM=g1488773]

Comunque, tirando le somme, secondo la chiesa cattolica, ma anche (e lo sottolineo) per la
Magia e l'Alchimia, per rendere sacro qualcosa pare sia necessario l'intervento umano mediatore
nella forma di un ministro, di un sacerdote, di un mago o un filosofo a seconda del caso.

Mistero. [SM=g1488768]

Salute a tutti

MdC
Violaoscura
00giovedì 4 febbraio 2010 17:04
Re: uomo mediatore

M. di Caraba, 04/02/2010 12.10:


Comunque, tirando le somme, secondo la chiesa cattolica, ma anche (e lo sottolineo) per la
Magia e l'Alchimia, per rendere sacro qualcosa pare sia necessario l'intervento umano mediatore
nella forma di un ministro, di un sacerdote, di un mago o un filosofo a seconda del caso.

Mistero. [SM=g1488768]

Salute a tutti

MdC



Caro Marchese,

secondo me la risposta a questo mistero si trova, come spesso capita, molto lontano da tutti, ossia sotto gli occhi di
chiunque. [SM=g8954]

Con-sacrando un qualcosa non si rende sacra quella cosa, se prima era profana. Semplicemente, si dà atto del fatto che quella
cosa lo è già di diritto, sacra. Ed in un dato momento lo è (o meglio appare così ai nostri occhi imprepatati alla completezza)
maggiormente di come altre cose lo sono, perchè in quella data circostanza colui che cerca di servire la Natura secondo
la sua essenza, i suoi dettami, ed i suoi autentici meccanismi, si concentra a meditare e rispettare un aspetto in particolare.
Così l'ostia è in un dato momento consacrata, ed aiuta la Fede a meditare su determinate cose, mentre è inservibile se
ci si limita ad un atto materiale, e comunque, nella Mente dell'Artefice, del tutto imparagonabile per "capacità"
e misura alla nostra, un altro oggetto da Essa messo a punto non è davvero meno sacro ed importante.

Consacrare, insomma, è un artificio (per quanto davvero sacro, significativo ed autentico) che permette alla
Sapienza, ed a quei barlumi lontanissimamente ad essa simili che ogni tanto avvertiamo anche in noi, di esser
percepita, pensata. La nostra mente per pensare ha bisogno di formulare divisioni, distinzioni, categorie:
per dialogare ha bisogno di più di un soggetto distinto, che arrivino ad una sintesi. Ha anche bisogno di concentrare
la sua attenzione su di un elemento alla volta, per incapacità di afferrare il Tutto, sapendolo immaginare solo
come un informe caos senza progresso, senza obiettivi, senza novità nè risvolti su cui riflettere.

Se avessimo una mente infinitamente più evoluti, allora sì che non ci sarebbe bisogno di consacrare qualcosa, come probabilmente
non ce n'è bisogno nelle sfere più alte rispetto alla nostra misera condizione. Allora sì che ogni cosa in noi e a contatto
con noi sarebbe sacro di suo, così come già lo è, a prescindere dalla povertà degli occhi che la guardano. [SM=g8429]


Un buon pomeriggio a tutti!
Viola
ulissa
00venerdì 5 febbraio 2010 03:06
Cara Viola e cari tutti,
la sacralità è una sorta di "imbrigliamento" della divinità nelle sue caratteristiche (la madonna, i santi, gesù...), divinità che in questo caso è atta a dispensare la "grazia di Dio".
Non credo che il sacro e il profano siano solo nostri modi di percepire: una chiesa sconsacrata (attraverso un rito ben preciso) non ha più niente di sacro e la divinità l'ha abbandonata. Possiamo percepirlo non con la razionalità ovviamente.
Dio è Tutto quindi anche la chiesa ma non per questo il luogo è automaticamente sacro, cioè adatto a dispensare la grazia di Dio.
Secondo la tua visione i riti non sono efficaci se non perché condizionano la nostra mente... non credo.
x il Marchese
la vibrazione del sacro ha un segno particolare, come ti dicevo sopra, che è contenuto nell'armonia (che comprende tutte le vibrazioni e quindi tutti i segni), quindi ha una influenza particolare sulle cose e le persone, sulle altre vibrazioni per capirci.

un caro saluto
bimbasperduta
00venerdì 5 febbraio 2010 10:59
Cara Rita,
comprendo il tuo discorso ma molte domande sorgono in me.
Sinceramente non credo che il rito di consacrazione o sconsacrazione sia indispensabile ma che indispensabile siano le intenzioni, i sentimenti, uniti a qualcosa di più sottile, mi spiego meglio con degli esempi pratici.

Quando avevo 11 anni, sono andata in campeggio con la mia famiglia; nel campeggio vi era uno spiazzo mattonato con un tavolo di pietra che, durante la settimana veniva occupato dai residenti per giocare, passeggiare e quant'altro di mondano si possa fare in un campeggio, alla Domenica mattina, invece, in quel luogo si allestiva la Messa e il luogo, ti assicuro diveniva sacro per perdere la sua sacralità un'ora dopo la fine della funzione.

Secondo la definizione canonica, da me per altro sperimentata,
"una chiesa è il luogo in cui due o più persone si riuniscono per parlare e pregare Dio".

Secondo tale definizione anche l'angolo di un mercato può divenire una chiesa, sebbene intorno a quell'angolo il mercato continui ad esistere e muoverti in tutta la sua pittoresca confusione.

A me è accaduto.
Il sabato, al mercato, incontravo un mio amico musulmano che faceva il mercante, fra una borsa e l'altra parlavamo di Dio, quelle discussioni avevano qualcosa di sacro, mi hanno dato moltissimo, anzi, in seguito, ho scoperto che la mia sensazione era vera, quell'angolo di bancarella si trasformava in una chiesa nonostante noi due fossimo interrotti dalle signore che chiedevano il prezzo delle borse, anzi, a volte, il nostro collaborare alla vendita mentre cercavamo di comprendere il sacro diveniva un atto sacro... Nella chiesa Madre del mio paese, la Domenica mattina, alla messa "importante" quella frequentata da chi è in vista non si respira nemmeno lontanamente la sacralità che mi commuoveva in quei sabati, eppure la Chiesa Madre è consacrata, dentro di essa sono avvenuti miracoli, è stata costruita per volere della Madonna e tutti rispondono al salmo responsoriale, allora perchè?
Perchè un angolo di bancarella, fra borse, fruttivendoli, urla, risa, denaro e a volte anche bestiemme può divenire più sacro di una chiesa dove tutti pregano sebbene indossando la pellicia nuova o valutando quanto è costata la pelliccia nuova dell'amante di Tizio?

Un ultimo esempio e poi vi lascio in pace.

E' davvero necessaria la benedizione del prete o di qualche altro ministro religioso perchè un unione sia sacra?

Molti matrimoni celebrati con tutti i scra crismi risultano poi unioni false, infelici, fredde, prive d'amore.
Nonostante, il prete e la chiesa quell'unione che manca d'amore è sacra?

Molte unioni vivono silenziose, nessuno le ha consacrate se non l'amore profondo che le ha create, che le tiene insieme, queste unioni sono profane solo perchè non c'è stato un rito?

In definitiva penso che il rito abbia la sua importanza ma che non sia così indispensabile per non contare, poi, che vi sono cose la cui natura stessa è la sacralità...

Un abbraccio, Bimba.
M. di Caraba
00venerdì 5 febbraio 2010 15:55
Sigillo

Con-sacrando un qualcosa non si rende sacra quella cosa, se prima era profana.


Cara Violetta,
premetto che sono solo un povero ignorante che cerca. Alcune cose le comprendo solo ora dopo anni
di ignoranza (me misero), altre neanche a parlarne... ogni cosa a suo tempo (spero).

Dicevo che posso solo dirti ciò che ho sentito dire, che ho letto/studiato e ciò che intuisco sia vero.

Quindi prendi tutto come "working in progress". [SM=g11001]

Parlando di alchimia (ad esempio) le materie che entrano nell'Opera allo stato grezzo
sono "volgari" e caotiche. Possiamo dire "profane".

L'alchimista allora cosa fa... mette ordine nel caos, elimina gli elementi eterogenei
in favore degli omogenei con l'ausilio del fuoco filosofico misto alla sua volontà artistica.
Ne risulta che la massa caotica minerale di partenza acquisisce, con il lavoro e l'ausilio
del cielo, una bella forma salina con un reticolo cristallino ben organizzato molto
simile a quello del purissimo salnitro.
Comunque sia le materie lavorate si dice diventino "filosofiche" ed è allora che vengono
appellate "sacre".
Pare che l'armonizzarsi delle materie coincida con l'armonizzarsi dell'operatore
poichè nessuno può dare ciò che non ha già. Infatti, a parità di materie usate, le operazioni
in laboratorio possono riuscire o non riuscire. Possono venir fuori opere d'arte o notevoli pasticci.

Parafrasando Lucarelli tutti possono provare a scolpire o dipingere ma cosa distingue un
Michelangelo da un artista qualsiasi? Potrebbe essere la stessa differenza che v'è tra
sacro e profano.

X Ulissa

x il Marchese
la vibrazione del sacro ha un segno particolare, come ti dicevo sopra, che è contenuto nell'armonia (che comprende tutte le vibrazioni e quindi tutti i segni), quindi ha una influenza particolare sulle cose e le persone, sulle altre vibrazioni per capirci.


Cara Amica lo posto qui a "suggello" [SM=g8954]


X Bimba

Secondo la definizione canonica, da me per altro sperimentata,
"una chiesa è il luogo in cui due o più persone si riuniscono per parlare e pregare Dio".


Cara Amica,
naturalmente concordo con il tuo dire.
Se più persone che sono "tempio dello Spirito" si riuniscono formano una "chiesa" cioè un "gruppo".
Invece l'edificio "chiesa" (come l'ostia) resta sacro anche quando non c'è presenza umana.

Nella chiesa Madre del mio paese, la Domenica mattina, alla messa "importante" quella frequentata da chi è in vista non si respira nemmeno lontanamente la sacralità che mi commuoveva in quei sabati, eppure la Chiesa Madre è consacrata, dentro di essa sono avvenuti miracoli, è stata costruita per volere della Madonna e tutti rispondono al salmo responsoriale, allora perchè?


Anche tra i sacerdoti ci sono i Michelangeli ed i presunti Michelangeli. [SM=g10654]

Salute a tutti

MdC
Violaoscura
00venerdì 5 febbraio 2010 17:51
La volgarità della prima materia dell'Opera alchemica
M. di Caraba, 05/02/2010 15.55:


Parlando di alchimia (ad esempio) le materie che entrano nell'Opera allo stato grezzo
sono "volgari" e caotiche. Possiamo dire "profane".

L'alchimista allora cosa fa... mette ordine nel caos, elimina gli elementi eterogenei
in favore degli omogenei con l'ausilio del fuoco filosofico misto alla sua volontà artistica.
Ne risulta che la massa caotica minerale di partenza acquisisce, con il lavoro e l'ausilio
del cielo, una bella forma salina con un reticolo cristallino ben organizzato molto
simile a quello del purissimo salnitro.



Caro Marchese,

ti ringrazio dello spunto di riflessione, che mi permette di considerare l'argomento da un punto di vista diverso
da quello che avevo considerato, ed in sostanza più ampio. [SM=g8920]

Pensandoci e ripensandoci... mmmmmm... mi accorgo che mentalmente sono in un (inaspettato!) vicolo cieco, e cerco di far
riferimento allora ad altri parametri, provo a "sentire" quel concetto personale che fino ad ora mi sono fatta
(anche nel mio caso si tratta di lavori in costruzione, ovviamente).

Ed ecco venirmi alla mente che la mia idea di come "funzionino queste cose" è questa: l'Alchimista prende innanzitutto, come
tu dici, gli elementi profani che servono all'Opera. Ma quel che ogni tanto è specificato, è che nessun ingrediente davvero
volgare entra nelle operazioni. La prima opera consiste, per inciso, nel "separare il puro dall'impuro" nella materia prima.
Il volgare dunque è solo una parte, una scoria superabile che bisogna eliminare da questa materia, una caratteristica in cui
la materia si ritrova ad esser sprofondata, reietta com'è nelle condizioni in cui può esser trovata e raccolta nel
mondo sub-lunare.

Ti "quadra"? [SM=g8954]
Attendo i Vostri interessanti pareri.

Ciao!
Viola
ulissa
00venerdì 5 febbraio 2010 18:05
Cari Amici,
vorrei puntualizzare una cosa che ho già detto ma in maniera molto sintetica e forse non è stata colta.

la sacralità è una sorta di "imbrigliamento" della divinità nelle sue caratteristiche (la madonna, i santi, gesù...)...




cioè la divinità che è imbrigliata in un oggetto (ecc. ecc.) non è il Dio infinito che tutto comprende ma una delle sue caratteristiche un po' come gli dei olimpici: ognuno è un aspetto del Dio Supremo che tutto comprende. Infatti sia i templi che le chiese erano dedicate a un Dio o a più Dei... per esempio il Panteon a Roma... così come le chiese sono dedicate alle varie Madonne o ai Santi.
Dico solo questo perché ora non ho tempo [SM=g7535] .... mi riservo di rispondere ai vostri interventi più dettagliatamente domani

buona serata [SM=g6889]
ulissa
00sabato 6 febbraio 2010 05:45
Carissima Bimba,
bisogna tener conto che i riti non sono soltanto quelli cristiani ma ogni cultura ne ha diversi anche per consacrare lo stesso oggetto. Un rito può essere fatto con una guida dall'alto senza che si è coscienti dei singoli passi.

Nel caso della pietra che la domenica veniva allestita ad altare, la consacrazione veniva fatta proprio dai gesti per l'allestimento e la collocazione degli oggetti più le parole che forse non ricordi, dette dall'officiante per cui durante la funzione veniva richiamata la divinità ad assistere. Si celebrava una messa rito sacro. Non trovo niente che sia in contrasto con quello che ho detto.

Per quanto riguarda l'angoletto di mercato che sentivi sacro, anche in questo caso le vostre parole l'intonazione, la forma delle cose intorno possono essere state rituali a tua insaputa... non sai mai chi ti trovi davanti e inoltre i nostri gesti e le parole possono essere guidate per scopi che neanche immaginiamo.

L'unione matrimoniale ha il suo rito in ogni cultura e in ogni tempo, non a caso, ma questo non vuol dire che se consacrato il matrimonio debba andare a buon fine, sacro non vuol dire "buono" o "giusto". Inoltre come dice bene il Marchese c'è ministro e ministro.

Cara Viola,
vorrei spiegarti cosa intendevo dire con "in genere è la ritualità dell'uomo a rendere sacro".
Ho detto in genere perché anche la natura può rendere sacro un luogo.
Penso al "bosco sacro" di Bomarzo.

Caro Marchese,
bello il tuo intervento "Alchemico" [SM=g8429]
soprattutto nel passo:

Pare che l'armonizzarsi delle materie coincida con l'armonizzarsi dell'operatore
poichè nessuno può dare ciò che non ha già. Infatti, a parità di materie usate, le operazioni
in laboratorio possono riuscire o non riuscire. Possono venir fuori opere d'arte o notevoli pasticci.



Un caro abbraccio a tutti
M. di Caraba
00mercoledì 10 febbraio 2010 12:27
Concerto

La prima opera consiste, per inciso, nel "separare il puro dall'impuro" nella materia prima.
Il volgare dunque è solo una parte, una scoria superabile che bisogna eliminare da questa materia, una caratteristica in cui
la materia si ritrova ad esser sprofondata, reietta com'è nelle condizioni in cui può esser trovata e raccolta nel
mondo sub-lunare.

Ti "quadra"?


Cara Violetta,
mi scuso per il ritardo dovuto a faccende che mi hanno affaccendato. [SM=g10357]
Mi quadra. L'unica cosa che non mi quadra al 100% è questo separare (in una materia) il volgare
dal non volgare come se vi fosse materia di per se stessa "migliore" di un altra.

Se la materia è una ed ha una comune origine (il Tao universale) perchè mai dovrebbero esserci
"figli di gallina bianca" e vari Calimero?
Va bene, gli alchimisti dicono di rigettare la scoria e cogliere il nucleo però forse
non vanno intesi alla lettera.

Immagino invece che la cosa funzioni proprio come nei cristalli dei minerali... più puri
sono i cristalli più la loro struttura è organizzata in un edificio perfettamente stabile
ed armonico. Se prendi un lingotto d'oro maggiore è la parcentuale di atomi di Au rispetto
agli atomi estranei (ad esempio di Cu) più puro è, ma ciò non significa che il rame disomogeneo
è "volgare". Non so se ho reso comprensibile il concetto.
Spero di si. [SM=g1488782]

X Rita:

Cara Viola,
vorrei spiegarti cosa intendevo dire con "in genere è la ritualità dell'uomo a rendere sacro".
Ho detto in genere perché anche la natura può rendere sacro un luogo.
Penso al "bosco sacro" di Bomarzo.


Cara Amica,
credo che questi luoghi particolarmente propizi e salubri (per conformazione geologica, idrologica,
geomorfologica, ecc.) sono spesso e volentieri gli stessi che venivano scelti per costruire un tempio,
un altare, una chiesa e comunque edifici sacri e di culto.
Penso che sia un bell'esempio in cui l'uomo e la natura agiscono in sintonia, di concerto. [SM=g8074]

Salute a tutti

MdC
Violaoscura
00mercoledì 10 febbraio 2010 16:44
Re: Concerto

M. di Caraba, 10/02/2010 12.27:


mi scuso per il ritardo dovuto a faccende che mi hanno affaccendato. [SM=g10357]


Perdonato. Lo so, stavi sicuramente cucinando. [SM=g9371]

M. di Caraba, 10/02/2010 12.27:


Mi quadra. L'unica cosa che non mi quadra al 100% è questo separare (in una materia) il volgare
dal non volgare come se vi fosse materia di per se stessa "migliore" di un altra.

Se la materia è una ed ha una comune origine (il Tao universale) perchè mai dovrebbero esserci
"figli di gallina bianca" e vari Calimero?
Va bene, gli alchimisti dicono di rigettare la scoria e cogliere il nucleo però forse
non vanno intesi alla lettera.

Immagino invece che la cosa funzioni proprio come nei cristalli dei minerali... più puri
sono i cristalli più la loro struttura è organizzata in un edificio perfettamente stabile
ed armonico. Se prendi un lingotto d'oro maggiore è la parcentuale di atomi di Au rispetto
agli atomi estranei (ad esempio di Cu) più puro è, ma ciò non significa che il rame disomogeneo
è "volgare". Non so se ho reso comprensibile il concetto.
Spero di si. [SM=g1488782]



Comprensibilissimo. [SM=g10132]

Diciamo che, a mio modo di vedere, caro Marchese, più che separare in senso profano delle parti da altre, si tratta di
distinguere delle proprietà da altre, ed usarne solo alcune.

Ma devo mettere ancora a punto questo pensiero, e credo che non finirò mai. [SM=g10285]


Ciao a Tutti!
Viola
bimbasperduta
00domenica 14 febbraio 2010 11:43
Re:
ulissa, 06/02/2010 5.45:

Carissima Bimba,
bisogna tener conto che i riti non sono soltanto quelli cristiani ma ogni cultura ne ha diversi anche per consacrare lo stesso oggetto. Un rito può essere fatto con una guida dall'alto senza che si è coscienti dei singoli passi.

Nel caso della pietra che la domenica veniva allestita ad altare, la consacrazione veniva fatta proprio dai gesti per l'allestimento e la collocazione degli oggetti più le parole che forse non ricordi, dette dall'officiante per cui durante la funzione veniva richiamata la divinità ad assistere. Si celebrava una messa rito sacro. Non trovo niente che sia in contrasto con quello che ho detto.

Per quanto riguarda l'angoletto di mercato che sentivi sacro, anche in questo caso le vostre parole l'intonazione, la forma delle cose intorno possono essere state rituali a tua insaputa... non sai mai chi ti trovi davanti e inoltre i nostri gesti e le parole possono essere guidate per scopi che neanche immaginiamo.

L'unione matrimoniale ha il suo rito in ogni cultura e in ogni tempo, non a caso, ma questo non vuol dire che se consacrato il matrimonio debba andare a buon fine, sacro non vuol dire "buono" o "giusto". Inoltre come dice bene il Marchese c'è ministro e ministro.

Cara Viola,
vorrei spiegarti cosa intendevo dire con "in genere è la ritualità dell'uomo a rendere sacro".
Ho detto in genere perché anche la natura può rendere sacro un luogo.
Penso al "bosco sacro" di Bomarzo.

Caro Marchese,
bello il tuo intervento "Alchemico" [SM=g8429]
soprattutto nel passo:

Pare che l'armonizzarsi delle materie coincida con l'armonizzarsi dell'operatore
poichè nessuno può dare ciò che non ha già. Infatti, a parità di materie usate, le operazioni
in laboratorio possono riuscire o non riuscire. Possono venir fuori opere d'arte o notevoli pasticci.



Un caro abbraccio a tutti




Mia Carissima Rita,
come sempre le parole creano confusione, e sono contenta di questo chiarimento!
Vedi, la parola "rituale" mi ha deviato, facendomi pensare ad una precisa burocrazia (ovvero un insieme ben codificato e rigido di gesti, parole, luoghi) che permette ad una cosa di divenire sacra e che non contempla ciò che non è stato codificato.
Mentre, a quanto pare, per te un rituale è un'insieme di gesti e parole che hanno un preciso significato, cariche di una precisa energia e volontà al di là che siano state bollate come tali da un qualsiasi ordine religioso o magico, intendo bene?
Per quel che riguarda poi il tipo di rituali, avevo ben compreso che tu intendevi i rituali appartenenti a qualsiasi tradizione e credo ma, haimè, io avevo a disposizione esperienze personali che coinvolgevano i riti cattolici e per questo ho parlato di quelli e non di altri.

Mi sono resa conto che la mia mente si è comportata in modo chiuso, ha reagito non nei confronti di un discorso o un concetto ma di un etichetta non riuscendo ad andare oltre... grazie per avermi fatto incontrare questo mio limite e avermi dato l'opportunità di lavorarci su.
Un grande abbraccio
Bimba.
ulissa
00martedì 16 febbraio 2010 06:36



Grazie Marchese per aver postato questa bellissima immagine che se introiettata ha grandi capacità di trasformazione aprendo la mente a nuove comprensioni.

Cara Bimba,
spesso accade che guardiamo le cose da un solo punto di vista e per questo anche io ringrazio te per avermi fatto riflettere su alcuni aspetti della sacralità.
[SM=g8322]
M. di Caraba
00martedì 16 febbraio 2010 09:53
Perfezione

Cari Amici,
"Il lavoro non innalza l'uomo. E' una punizione alla quale l'uomo è condannato a causa della
propria imperfezione. Perciò solo la perfezione, e il desiderio di tale perfezione, innalzano
l'uomo oltre il suo dovere di lavorare. Nessuno, tranne chi ha la natura dello schiavo, amerà
mai il lavoro di per se. L'amore, l'entusiasmo, va verso l'opera risultante dal lavoro.
L'amore dell'opera desiderata è l'energia che renderà facile il lavoro." (R.A. Schwaller de Lubicz)

Dicevo, cari Amici, secondo voi la "perfezione" di cui parla queto tizio dal nome impronunciabile
è sacra?

X Rita:

Grazie Marchese per aver postato questa bellissima immagine che se introiettata ha grandi capacità di trasformazione aprendo la mente a nuove comprensioni.


Davvero?! [SM=g10285]
In effetti, pensandoci bene, cercavo sulla rete un circuito armonico per i miei esperimenti di
radionica quando mi sono imbattuto in quella immagine. E l'ho postata.

Beh, data la tua conferma a quanto pare ho scelto bene... devo ancora provarla.

Naturalmente grazie a te e...

Salute a tutti [SM=g9215]

MdC
Violaoscura
00martedì 16 febbraio 2010 20:26
Re: Perfezione
M. di Caraba, 16/02/2010 9.53:


Cari Amici,
"Il lavoro non innalza l'uomo. E' una punizione alla quale l'uomo è condannato a causa della
propria imperfezione. Perciò solo la perfezione, e il desiderio di tale perfezione, innalzano
l'uomo oltre il suo dovere di lavorare. Nessuno, tranne chi ha la natura dello schiavo, amerà
mai il lavoro di per se. L'amore, l'entusiasmo, va verso l'opera risultante dal lavoro.
L'amore dell'opera desiderata è l'energia che renderà facile il lavoro." (R.A. Schwaller de Lubicz)

Dicevo, cari Amici, secondo voi la "perfezione" di cui parla queto tizio dal nome impronunciabile
è sacra?




Desisamente sacra, a mio modo di vedere, caro Marchese.

Chi aspira a perfezionarsi, evidentemente ama ogni attività che può insegnargli qualcosa. Quindi, ripensandoci, dovrebbe
amare qualunque attività, e trovare ovunque pretesti per apprendere.


Ciao
Viola
M. di Caraba
00giovedì 18 febbraio 2010 14:08
A proposito di working in progress
M. di Caraba, 10/02/2010 12.27:


La prima opera consiste, per inciso, nel "separare il puro dall'impuro" nella materia prima.
Il volgare dunque è solo una parte, una scoria superabile che bisogna eliminare da questa materia, una caratteristica in cui
la materia si ritrova ad esser sprofondata, reietta com'è nelle condizioni in cui può esser trovata e raccolta nel
mondo sub-lunare.

Ti "quadra"?


Cara Violetta,
mi scuso per il ritardo dovuto a faccende che mi hanno affaccendato. [SM=g10357]
Mi quadra. L'unica cosa che non mi quadra al 100% è questo separare (in una materia) il volgare
dal non volgare come se vi fosse materia di per se stessa "migliore" di un altra.

Se la materia è una ed ha una comune origine (il Tao universale) perchè mai dovrebbero esserci
"figli di gallina bianca" e vari Calimero?
Va bene, gli alchimisti dicono di rigettare la scoria e cogliere il nucleo però forse
non vanno intesi alla lettera.

Immagino invece che la cosa funzioni proprio come nei cristalli dei minerali... più puri
sono i cristalli più la loro struttura è organizzata in un edificio perfettamente stabile
ed armonico. Se prendi un lingotto d'oro maggiore è la parcentuale di atomi di Au rispetto
agli atomi estranei (ad esempio di Cu) più puro è, ma ciò non significa che il rame disomogeneo
è "volgare". Non so se ho reso comprensibile il concetto.
Spero di si. [SM=g1488782]


"Questo (ossia: le operazioni alchemiche - ndr) dà luogo alla forma più fissa del mondo, perchè
è il soffio divino solo e puro che forma lo spirito universale, eliminando completamente ogni
impurità, cioè ogni cosa specificata"
(R. A. Schwaller de Lubicz - Insegnamenti e scritti inediti - p.67 - Mediterranee)

E qui l'impronunciabile tizio, con fortunata precisione mi corregge. [SM=g9215]

Salute a tutti

MdC
M. di Caraba
00martedì 23 febbraio 2010 10:28
tempio dello Spirito

"...l'impronta o forma non è lo Spirito, ma il corpo dello Spirito, così come una viola la
quale, se non è toccata e fatta vibrare, non lascia udire alcun suono. La natura formale
o impronta non è che un essenza muta, una viola ben accordata, che, sotto le abili dita dello
Spirito della volontà, diffonderà armonie meravigliose a seconda delle proprietà delle corde
sfiorate." (J. Bohme, De signatura rerum)

Cari Amici,
devo dire che l'estratto sopra tocca alcune corde di questa forma (o impronta) parruccata. [SM=g9371]

In effetti la forma senza lo Spirito che la anima è come un discorso senza senso, morto.

Lo spirito vivifica ma la lettera uccide diceva Fulcanelli. Tuttavia sono propenso a
ritenere che vi siano parole (e scritti e discorsi e forme grafiche come quella gradita dalla
nostra Rita) nelle quali è stato impresso lo Spirito che ogni tanto (a Sua discrezione)
salta fuori da esse legandosi allo Spirito insito in altri uomini creando il fenomeno della
comprensione.

Quindi vi sarebbe una sola Comprensione radice di tutte le comprensioni.

Sono altresì propenso a ritenere che sia questo famigerato Spirito Universale a rendere sacre
cose, luoghi, persone, diagrammi e tutto ciò che può ospitarlo, tutto ciò che in un certo senso può
fungere da ricettacolo, vaso o "Tempio".

Salute a tutti

MdC
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