Lotta con e contro l'Ego

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
bimbasperduta
00giovedì 1 luglio 2010 17:17
Cari amici,
è da molto tempo ormai che non ci vediamo, salvo qualche mia fugace incursione...
Pochi minuti fa, su Facebook, ho avuto un rapido scambio di opinioni che qui sul forum abbiamo spesso affrontato ma mai approfondito veramente: La lotta che ciascuno di noi combatte contro il proprio Ego, ovvero quella parte di noi che si percepisce staccata dal tutto e alimenta l'egoismo in tutte le sue forme.
Tengo ad affrontare l'argomento perchè in questo periodo sono particolarmente impegnata nella lotta e, forse, approfondirla mi aiuterà molto.

Su Facebook la discussione è iniziata con delle parole di Alexandra che riporto qui, poichè mi sembrano molto belle e possono dare un bell'imput:

"La battaglia con l'ego negativo è tremenda ma non impossibile!!!"
Anonimo

Un [SM=g8322] a tutti
Bimba
M. di Caraba
00venerdì 2 luglio 2010 09:19
battle
bimbasperduta, 01/07/2010 17.17:


"La battaglia con l'ego negativo è tremenda ma non impossibile!!!"
Anonimo


Carissima Bimba,
Anonimo?!?! Ma non era Alexandra che l'aveva scritta? [SM=g9371]

Scherzo naturalmente [SM=g9369]

Riguardo alle battaglie... non so... devo rifletterci.

Le battaglie in genere logorano le opposte fazioni senza ne vinti ne vincitori.
Questa la prima cosa che mi viene in mente seguendo il filo delle associazioni mentali.

Ci penso un attimino [SM=g10303]

Salute [SM=g1488782]

MdC
ulissa
00sabato 3 luglio 2010 06:09
guerra santa
Carissimi Amici,
la battaglia contro l'ego (direi più propriamente contro l'IO) è la così detta "grande Guerra Santa" dei sufi.
A cosa dobbiamo dare battaglia e come farlo?
Secondo me non alla parte negativa (chi è capace di affermare ciò che è negativo o positivo?), ma agli interi aspetti del nostro io.
Infatti è molto più difficile affrontare quegli aspetti che noi amiamo ritenendoli "buoni" piuttosto che quelli "cattivi".
Nel suo viaggio, Ulisse, ha impiegato 10 anni per perdere i suoi compagni; 10 anni in cui ha affrontato diverse "divinità" e superato molte prove. Per affrontare i suoi "nemici" (quegli aspetti di sé negativi) ha impiegato soltanto pochi giorni. Certo la battaglia è stata cruenta ma determinata e veloce.
Siamo molto affezionati alle nostre maschere che riteniamo positive e ci piace identificarci con loro, per questo sono più subdole e ingannevoli.

Come vincere su esse? Smascherandole cominciando a non identificarci, a pensare che non siano l'espressione del sé, ma solo maschere che mettiamo per poter relazionarci con gli altri nella società. Il teatro della commedia dell'arte ci può dare una mano.
Poi non dobbiamo far altro che chiedere le chiavi e affrontare le prove che ne derivano armonizzando il più possibile.
Che sia una battaglia è comprovato dal fatto che a uno a uno dovremmo vedere i nostri io perdere l'autonomia e la vitalità quindi morire. Non è facile come non lo è stato per Ulisse, ma la liberazione che ne consegue fa sì che ne valga la pena.

M. di Caraba
00giovedì 8 luglio 2010 18:18
Re: guerra santa
ulissa, 03/07/2010 6.09:


Che sia una battaglia è comprovato dal fatto che a uno a uno dovremmo vedere i nostri io perdere l'autonomia e la vitalità quindi morire. Non è facile come non lo è stato per Ulisse, ma la liberazione che ne consegue fa sì che ne valga la pena.


Carissima Amica,
in effetti pensandoci bene la mitologia è intrisa di battaglie di questo genere.
Uno degli esempi che mi viene in mente è quello della battaglia (presso gli egizi) di Osiride
contro il fratello Seth.
Questa contrapposizione diventerà più tardi qualcosa di più familiare per noi.
La lotta di Dio contro Satana.

Cara Ulissa, se (seguendo i miti e i simboli) queste maschere sono "Satana" come mai non sono veramente
il "Male"?

Mi vengono in mente anche Fulcanelli e gli Alchimisti i quali in genere affermano che Lucifero è colui che
"porta la luce". Più che "Male" direi "strada per il bene".

Oppure, come direbbe Mefistofele del Goethe:
"io sono una parte di quella forza che perennemente vuole il male
e perennemente crea il bene
".

Mi sconfinferano parecchio queste chiacchere estive. [SM=g1488782]

Salute a tutti

MdC
bimbasperduta
00venerdì 9 luglio 2010 10:18
Male, bene, maschere, morte resurrezione...
Carissimi,
anche a me queste chiacchiere estive sconfinferano parecchio...

Dunque, concordo con te Rita,
non penso vi sia un Io positivo e uno negativo ma semplicementel'Io del quale è necessario liberarsi, per questo, Marchese, Mefistofele è quella parte, o forza, che vuole il male ma crea il bene.

La dicotomia bene-male è parte dell'illusione di questo mondo, o meglio esse sono entità che esistono solo in questo mondo illusorio, poiuichè sebbene questo mondo in cui ora sto scrivendo sia un illusione esso esiste sebbene non sia reale.

Lo so, sembra un koan.

Lo è. Fresco fresco, appena servitomi dal Maestro... [SM=g6889]

Vede Marchese, la mitologia nordica, credo, vine in aiuto al suo quesito.

In essa, gli esseri (dei, giganti ecc.) apparteneti al male sono indispensabili quanto i buoni perchè l'ordine cosmico sia mantenuto in perfetto equilibrio e possa compiersi il destino del mondo.
E' necessario che bene e male lottino fino a che la misura di tempo sia colma e il corno magico di Mimir annunci il crepuscolo degli dei, allora, le forze del bene e del male combatteranno l'ultima bataglia e si annienteranno a vicenda e questo mondo che, anche secondo i nordici, è solo illusione scomparirà.
Allora rimarranno solo pochi dei e comincerà un nuovo ciclo con un nu nuovo mondo.

Le nostre maschere non sono nè bene nè male, esse sono, e sono indispensabili, tutte, alla nostra evoluzione.

Prima di partire per Troia, Ulisse si lamenta con Atena poichè lei non lo ha aiutato a restare ad Itaca e lo manda a Troia con quei compagni pieni di difetti.
Atena ricorda ad Ulisse che in fondo lui vuol partire e che saranno proprio i difetti dei suoi compagni a farlo vincere, poichè egli saprà fruttarli a vantaggio della guerra.
Successivamente, durante il viaggio di ritorno, i difetti di compagi saranno fondamentali, essi si rivelano motore del viaggio.
Senza i compagni Ulisse sarebbe subito giunto ad Itaca grazie all'aiuto di Eolo e quindi addio Conoscenza...
Ora scappo,
Bacioni a tutti [SM=g9475]
maschere comprese [SM=g10654]
ulissa
00domenica 11 luglio 2010 06:20
Carissimi Amici,
per me il male è rappresentato dalla frammentazione. Questa frammentazione, come dicevamo già in un vecchio post, è necessaria all'Unità per conoscersi. Seth fece Osiride in tanti pezzi.
Noi, come Ulisse, dobbiamo fare il percorso inverso: riunificare ciò che è separato, contrapposto e la "Dea" (Osiride, Atena, Maria) può aiutarci
Superare il male non è farlo sparire a favore del bene ma trovare quel punto di mezzo che riunificando bene e male risolve l'opposto in qualcosa che comprende sia il male che il bene, o almeno ciò che noi chiamiamo male e bene.

Le nostre maschere hanno ognuna delle caratteristiche che l'Unità "comprende" senza averle.
Certo sono indispensabili, ma più che indispensabili sono la condizione in cui noi siamo e dalla quale dobbiamo partire, visto che siamo calati nel mondo frammentato delle opposizioni.
Se Ulisse non avesse avuto compagni (ma che senso avrebbe più il viaggio?) non sarebbe più stato nel mondo come lo siamo noi e non sarebbe neanche approdato all'isola di Eolo e non avrebbe affrontato tutte le prove che avevano lo scopo di fargli conoscere se stesso.
I compagni di Ulisse esprimono in ogni occasione tutte le caratteristiche delle maschere con i desideri e le paure dell'io. Durante il viaggio Ulisse si sente sempre più distaccato da loro anche essendone affezionato, come noi lo siamo con il nostro io: è il solo che conosciamo all'inizio del viaggio: questo io pieno di desideri, di bisogno di riconoscimento e di approvazione, di paura verso la vita e la morte, pieno di convinzioni convenzionali e quindi di sensi di colpa.
La morte delle maschere avviene quando non ci si identifica più con loro ma non per questo esse non hanno più scopo: nel teatro del mondo vanno usate scientemente per poter comunicare, senza coinvolgimento da parte nostra e a quel punto dovremmo essere solo spettatori. Quello che più è strano e affascinante è che saremo spettatori di noi stessi.

Questo percorso è possibile soltanto dopo l'iniziazione, cioè quando lo Spirito è effettivamente disceso su di noi.

buon viaggio a tutti inclusa me [SM=g6889]
bimbasperduta
00lunedì 12 luglio 2010 19:31
Carissima Rita,
non avevo mai pensato all'affetto che lega Ulisse ai suoi compagni e ti ringrazio di averlo sottolineato.
Trovo molte difficoltà nella mia lotta e nel mio viaggio perchè non so ancora amare molte delle mie maschere, le combatto cercando di annientarle; per molto tempo le ho odiate profondamente e crudelmente ed ora, grazie a quel benedetto Maestro tanto paziente, ho cominciato a capire che devo amarle, tuttavia fino alla lettura del tuo post mi è stato oscuro che diamine volesse dire amare queste maschere. Mentre leggevo ho avuto una profonda compassione per ognuna di loro. E' vero, non le ho pensate subito come mie, solo dopo, quando ormai ero compassionevole mi sono resa conto che le maschere di Ulisse sono anche le mie ma per me è un grande passo avanti, più spesso, il cuore mi si riempie di disprezzo per queste maschere tanto meschine e il fatto che ciò non sia ancora accaduto o meglio (c'è una lotta interiore fra due sentimenti) mi riempie di gioia, perchè vuol dire che nuovi venti soffiano...
Grazie mille, mia cara amica per esserti docilmente prestata quale strumento del mio Maestro...
un mondo di [SM=g8322]
Bimba.
[SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322] [SM=g8322]
ulissa
00domenica 18 luglio 2010 06:14
sorridere
Carissima Bimba,
la compassione è possibile soltanto se c'è la comprensione e l'empatia che ci fa sentire quanto gli altri siano simili a noi; siamo uguali nella nostra diversità; in ognuno di noi ci sono tutti gli uomini.
Gli uomini sono la frammentazione dell' "Adamo Cadmon" e, come accade per tutte le cose, il nostro compito è riunire ciò che è separato: armonizzare, che vuol dire anche risolvere i conflitti. Per questo le maschere non vanno odiate (esse si mettono nei guai da sole senza il nostro aiuto [SM=g10465] )
Importante è non identificarsi con l'una o l'altra a secondo della situazione; importante è vederle agire e sorridere non pretendendo che si comportino in modo diverso (sarebbe come cercare di affermare una maschere più piacevole ma sempre maschera); importante è la comprensione e l'accettazione.

Se le maschere agiscono sotto la spinta dell'ego frammentato, il sé abbraccia l'azione non-azione, che in fondo vuol dire far passare attraverso di noi la vibrazione armonica. Questo è possibile se si riesce a non giudicare, ad andare oltre la morale comune.


Grazie mille, mia cara amica per esserti docilmente prestata quale strumento del mio Maestro...



Il mio Maestro è il tuo Maestro [SM=g8429]

ricambio il mondo di [SM=g8322]
bimbasperduta
00domenica 18 luglio 2010 23:13
Re: sorridere
ulissa, 18/07/2010 6.14:

Carissima Bimba,
la compassione è possibile soltanto se c'è la comprensione e l'empatia che ci fa sentire quanto gli altri siano simili a noi; siamo uguali nella nostra diversità; in ognuno di noi ci sono tutti gli uomini.
Gli uomini sono la frammentazione dell' "Adamo Cadmon" e, come accade per tutte le cose, il nostro compito è riunire ciò che è separato: armonizzare, che vuol dire anche risolvere i conflitti. Per questo le maschere non vanno odiate (esse si mettono nei guai da sole senza il nostro aiuto [SM=g10465] )
Importante è non identificarsi con l'una o l'altra a secondo della situazione; importante è vederle agire e sorridere non pretendendo che si comportino in modo diverso (sarebbe come cercare di affermare una maschere più piacevole ma sempre maschera); importante è la comprensione e l'accettazione.

Se le maschere agiscono sotto la spinta dell'ego frammentato, il sé abbraccia l'azione non-azione, che in fondo vuol dire far passare attraverso di noi la vibrazione armonica. Questo è possibile se si riesce a non giudicare, ad andare oltre la morale comune.


Grazie mille, mia cara amica per esserti docilmente prestata quale strumento del mio Maestro...



Il mio Maestro è il tuo Maestro [SM=g8429]

ricambio il mondo di [SM=g8322]




Mia carissima Rita,
condivid quel che dici ma, come sempre fra il dire e fare [SM=g11001]
Hai proprio ragione, dovrei sorridere ma in questo periodo mi è difficile sorridere delle mie maschere...
La vita, in fondo, è come un [SM=g10654] ed in questo periodo mi trovo in una lotta più intensa...Grazie per i tuoi consigli.
E' strano, il mio atteggiamento nei confronti degli altri è molto diverso da quello nei miei confronti, da me, dalle mie maschere pretendo e molto mentre accetto senza difficoltà gli altri...
Sai, la cosa strana è che io posso sentirmi unita agli altri su alcune cose, in alcuni casi non ho difficoltà a sentirmi uno con il Tutto, mentre su alcune cose insomma mi sento completamente separata dal resto del mondo... insomma una sorta di opposizione.

Si, hai ragione, esiste un solo maestro...
Ti voglio bene.
Bimba
M. di Caraba
00martedì 20 luglio 2010 10:38
Re: Re: sorridere

Cari Amici,
a proposito del "non identificarsi" con le proprie maschere (o "abitus" che, come si sa, "non fa il monaco")
ho rispolverato un vecchio esercizio che in molti frangenti mi è stato utile.

Viene descritto da Antony de Mello (che a sua volta lo avrà preso chissà dove):

"Ho un altro esercizio da raccomandarvi, l'esercizio misterioso, perché non
mostra immediatamente la sua connessione con la libertà. Esso consiste nel
fare quanto segue. Entrate in contatto con le sensazioni del vostro corpo.
Percepite come i vostri vestiti poggiano sulle vostre spalle, come la spalliera
della sedia sorregge la vostra schiena, sentite come le vostre mani riposano,
distese... Dopo aver fatto questo per alcuni istanti, prendete coscienza del
fatto che state osservando queste sensazioni. E dite: "Non sono io queste
sensazioni, non sono io questo corpo
".
Poi osservate i pensieri che si affacciano alla vostra mente. Dopo un po',
rivolgete l'attenzione al fatto che state osservando i vostri pensieri e dite:
"Io non sono questi pensieri, io non sono i miei pensieri".
Poi prestate attenzione ai vostri sentimenti o ricordate alcuni sentimenti del
passato, specialmente del passato recente. Angoscia, depressioni, sensi di colpa,
qualunque essi siano. Dopo un po', rivolgete la vostra attenzione al fatto che
state osservando questi sentimenti e dite:
"Io non sono questo sentimento, io non sono i miei sentimenti".
Se siete tesi, non identificatevi con la vostra tensione.
Se siete depressi, non identificatevi con questa depressione.
"Io non sono questa depressione".
Questo è uno dei grandi esercizi che ci offre l'Oriente. I suoi risultati non si
notano immediatamente, ma provoca effetti infallibili. E spezza la catena più
profonda, quella dell'illusione e della tirannia dell'io."
(tratto da: A.de Mello, "Istruzioni di volo per aquile e polli")

A me dona tanta serenità scaricandomi dalla tensione e dalla smania di fare questo o quello con "urgenza".
Ed è (secondo me) una dimostrazione chiara e semplice di come la nostra mente possa essere indirizzata
un pò dove si vuole.
La si può dirigere verso pensieri armonici o disarmonici, verso la serenità o l'ansia.
Basta volgere la "carota" nella direzione voluta ed ecco che il "somaro" andrà propriamente li. [SM=g6889]

Salute a tutti

MdC
bimbasperduta
00martedì 20 luglio 2010 16:30
Caro Marchese,
grazie mille per l'esercizio, ne conoscevo uno yoga molto simile ma questo si presta ad essere eseguito durante la giornata, mentre scriviamo un post sul forum o mentre vorremmo sprofondare sotto terra per aver combinato un mezzo guaio al lavoro e il capo è arrabbiato con noi.
Penso proprio che lo farò tutti i giorni e la sera cercherò di fare l'altro esercizio Yoga.

Visto? I nostri post e le nostre discussioni si rivelano spesso un aiuto pratico ai nostri problemi di viaggio.

Un abbraccio
Bimbasperduta.
ulissa
00venerdì 23 luglio 2010 05:44
Caro Marchese,
ti ringrazio per la bella meditazione. :)
Ieri mentre la facevo mi son sentita dire: "non vuoi comprendere che non sei reale."
Potrai facilmente capire la mia confusione e le mie innumerevoli domande dopo aver sentito questa affermazione.
Son riuscita solo a sapere che la vita non è quella che immagino sia. [SM=g11001]

M. di Caraba
00sabato 31 luglio 2010 17:44
Re:
ulissa, 23/07/2010 5.44:

Caro Marchese,
ti ringrazio per la bella meditazione. :)
Ieri mentre la facevo mi son sentita dire: "non vuoi comprendere che non sei reale."
Potrai facilmente capire la mia confusione e le mie innumerevoli domande dopo aver sentito questa affermazione.
Son riuscita solo a sapere che la vita non è quella che immagino sia. [SM=g11001]


Carissima Amica mia,
forse quella voce avrebbe potuto dire (creando altrettanta confusione) "tutto è reale" [SM=g10132]

Comunque, anche se in vacanza, rifletterò sulla cosa e ne riparliamo con molto piacere.

Perchè, discorrendo tra noi, io mica l'ho capito cosa è reale e cosa no [SM=g11001]

Ne riparliamo. [SM=g8429]

Abbracci assolati

MdC
bimbasperduta
00domenica 10 giugno 2012 14:18
Ego ferito e reazione...
Cari amici,
oggi, su facebook mi è accaduta una cosa, ve ne parlo per sentire la vostra opinione.

In un gruppo, una ragazza ha scritto che piange pensando al suo futuro, così che io ho espresso il mio pnesiero, dicendo che quanto ci tiene lontani dalla felicità altro non è che noi stessi.

Secondo me nulla ci impedisce di essere felici qui ed ora se non noi stessi, in altre parole quel nostro dire: "non posso essere felice fino a che..." quel nostro non amarci ed anche il fatto che non accettiamo la realtà per quella che è e scambiamo l'illusione per realtà.

Una delle tutenti del gruppo mi ha scritto che sono un illusa e che il tempo mi farà comprendere che queste sono solo illusioni e che cambierò idea.

Ora, ecco il mio quesito:

A me non importa che altri credano quel che credo io, ci mancherebbe, ma sentirmi dire che sono solo un illusa mi ha ferita, o forse ha ferito il mio ego.
Insomma, mi innervosisce essere considerata dal mio interlocutore dall'alto in basso e non alla pari. La persona in questione ha anche precisato che un tempo credeva in quel che ho scritto ma che poi, la vita l'ha fatta ricredere ed ha tirato fuori i nodi karmici.

Nonostante io mi rendessi conto che questa persona ha in un certo senso necessità di credere che io sia solo un illusa incosciente (altrimenti non si spiegherebbe il suo accanirsi) io non sono riuscita a guardare e passare ed ho risposto precisando che non ho vissuto nella gabbia dorata e che la vita mi ha ben messa alla prova e che anzi, proprio le prove della vita mi hanno portata a tale convinzione.
Ora, la mia interlocutrice continua a non leggere quanto ho scritto ma a ribadire che sto dicendo sciocchezze delle quali spera mi renderò conto un giorno.

Questo, ovviamente non è molto importante ma è importante, per me e il mio percorso, la mia reazione.

Vorrei un vostro parere su queso:
Sebbene io sappia che è solo il mio ego ad essere ferito e che l'altra persona deve essere lasciata in pace nelle sue convinzioni sento l'istinto di difendere la mia immagine.

Mi irrita essere considerata una bambinetta inesterta (sebbene il mio nik remi contro di me [SM=g7897] ) ed ho ritenuto giusto mettere in riga la mia interlocutrice, anzi, dato che persiste il mio istinto è quello di ribadire che, sebbene il mio modo di vedere sia differente dal suo ha diritto alla stessa dignità e che non si basa su fantasie ma su esperienza diretta.
Voi pensate che questo mio atteggiamento sia sbagliato?
Come reagireste al mio posto?

Una parte di me vorrebbe solo avere compassione, sento che questa persona è molto arrabbiata e infelice e che ha necessità di pensare che l'infelicità dipende da cause esterne contro le quali non può nulla, anzi ha bisogno di creder che la felicità è impossibile.
Il mio compito divrebbe essere quello di non toccare le sue convizioni, se lei necessita di aggrapparvisi e non è pronta a metterle in discussione o anche solo a considerare che non siano assolute io dovrei andare per la mia strada ma non ci riesco, mi sento irrispettata e sento l'esisgenza di imporre rispetto per me.

Inoltre penso anche che se ho delle convinzioni non è necessario che chiunque altro le condivida né che chicchesia le rispetti o le conosca poiché questo non cambia le cose. Le convinzioni cui aderisco riguardano solo me, perciò non dovrei preoccuparmi d'altro, inoltre, dato che io non sono le mie convinzioni non dovrei essere ferita quando queste sono disprezzate poiché il disprezzo non riguarda me.

Ora, da una parte il mio ego è arrabbiato e vuole rispetto, dall'altra peso: "ecco, evviva, questa è l'occasione giusta per valicare un mio limite!" [SM=g10631]

Voi cosa ne pensate? Cosa fareste al mio posto? Come posso affrontare questo schema che si ripete continuamente nella mia vita?

Luce
Bimba
WhiteDragon84
00domenica 10 giugno 2012 15:20
Re: Ego ferito e reazione...
Cara Bimba, questo post capita a fagiolo visto il periodo in cui molti si trovano, più o meno consapevolmente.

Lo sai, io sono uno che si irrita con poco, comprendo e condivido molto bene il desiderio di rivalsa su chi ci considera poco più che degli scartini. Proprio ieri mi è successo qualcosa di simile, e sono tornato a casa un po' amareggiato del fatto che, una persona sconosciuta, solo perchè in mezzo agli altri faccio l'imbecille (apposta) si permette di considerarmi un imbecille integrale.

Ebbene, la mia risposta è questa: i pianeti sono 7 e fra loro c'è anche Marte. Il quale Marte va usato proprio come tutti gli altri.
Il mio maestro diceva sempre che "il cielo è calmo, ma qualche volta anche la tempesta serve".
Mi spiego meglio: l'ego di qualcuno lo convince che le cause della sua infelicità sono esterne, così ha la scusa per non sentirsi responsabile. Dire che è colpa di tizio o caio è come dire che uno non ci può fare niente, quindi sguazza nei suoi stessi problemi.
E i nodi karmici non sono diversi: è vero che arrivano (Saturno), ma è pur vero che siamo noi e solo noi a volerli affrontare o meno.

Allo stesso modo, però, se noi siamo stati abituati per tutta la vita ad essere considerati dei personaggi che concludono poco, il nostro ego "anestetizzato" attirerà di continuo situazioni che ci ripropongono la stessa dinamica. Perchè? Perchè è l'unica realtà che conosce.
Tu sai che io da tempo immemore dico che l'Ego va domato piuttosto che ucciso, poichè nel mondo materiale anch'egli ci torna utile.
A questo ti aggiungo che le persone vanno rimesse al loro posto, tutte, nessuna esclusa.
La nostra vita è solo nostra, le nostre opinioni sono solo nostre e soprattutto la nostra libertà è solo nostra: se qualcuno critica il modo che abbiamo di vivere è come se criticasse la nostra libertà.
E' in un certo senso una critica alle nostre certezze più profonde, alle esperienze e alla sofferenza che ci hanno portato a comprendere.

Io penso che la tua reazione sia più che legittima, perchè il fatto che tu aspiri all'illuminazione non vuol dire che già ci sei, come tutti quanti noi! [SM=g9371]
Penso che una cosa sia coccolare l'Ego, un'altra sia mancare di rispetto a chi ti accoglie senza giudicare e ti dà un posto nel quale esprimerti, come ha fatto la ragazza in questione.
Se tu scrivi su Facebook o esprimi in qualunque altro modo la tua opinione, devi essere pronto a sentire anche quello che non vuoi, altrimenti te la tieni per te!

E aggiungo che un conto è levarsi da una discussione rispettosa perchè realizzi che tanto non capirebbero quello che stai dicendo, un altro è esprimere un'opinione ed essere bersaglio delle ire immotivate di qualcuno.
Non le piace come hai risposto? Sono cavoli suoi, però non deve superare il limite del consentito, perchè sei pur sempre una persona con una sua storia e una sua dignità. Se non le sta bene leva le tende e va altrove, questo non è un problema tuo.

Siamo troppo abituati (io per primo) a pensare che se qualcuno ha un problema è come se quello fosse anche nostro, ma non è così.
Ognuno ha i suoi casini, ci si può stare accanto e aiutarsi a vicenda, ma quando qualcuno incarna la sua infelicità e vuole che anche tu sia infelice solo perchè così si sente come te, beh... Francobollo, calcio nel sedere e spedirlo lontano!

E poi dimmi che non ti era mancato Drago! [SM=g1488769]


bimbasperduta
00domenica 10 giugno 2012 16:09
Re: Re: Ego ferito e reazione...
WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

Cara Bimba, questo post capita a fagiolo visto il periodo in cui molti si trovano, più o meno consapevolmente.


Ebbene, la mia risposta è questa: i pianeti sono 7 e fra loro c'è anche Marte. Il quale Marte va usato proprio come tutti gli altri.
Il mio maestro diceva sempre che "il cielo è calmo, ma qualche volta anche la tempesta serve".
Mi spiego meglio: l'ego di qualcuno lo convince che le cause della sua infelicità sono esterne, così ha la scusa per non sentirsi responsabile. Dire che è colpa di tizio o caio è come dire che uno non ci può fare niente, quindi sguazza nei suoi stessi problemi.
E i nodi karmici non sono diversi: è vero che arrivano (Saturno), ma è pur vero che siamo noi e solo noi a volerli affrontare o meno.



Caro Drago,
concordo con te.
Infatti non è il mio arrabbiarmi in se che mi ha dato da pensare, ma il fatto che questo schema mi metta sembpre in subbuglio. Il problema non è la rabbia, voglio solo capire meglio quello che accade.

WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

Allo stesso modo, però, se noi siamo stati abituati per tutta la vita ad essere considerati dei personaggi che concludono poco, il nostro ego "anestetizzato" attirerà di continuo situazioni che ci ripropongono la stessa dinamica. Perchè? Perchè è l'unica realtà che conosce.



Esatto, mi conosci da sufficiente tempo per sapere che questo schema mi capita molto spesso. Il mio interlocutore mi sottovaluta e si comporta di conseguenza scambiando, ad esempio la mia umiltà per incompenza e i miei silenzi per ignoranza. Come ho scritto sopra sento la necessità di comprendere perché questo mi sconvolge tanto. E' vero che mi accade fin da bambina: qualcuno da per scontato che io gli sia inferiore in una capicità o in una convinzione e usa questa mia presunta inferiorità come una leva.

Fermo restando che dopo anni di autoanalisi mi sono resa conto che il più delle volte queste persone non hanno altri mezzi per auto-elevarsi, la sofferenza è in me sostituita dall'indignazione: mica son stata ssunta come ascensore!

WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

Tu sai che io da tempo immemore dico che l'Ego va domato piuttosto che ucciso, poichè nel mondo materiale anch'egli ci torna utile.



Be se c'è a qualcosa servirà... comunque io lo chiamo trascendere ma magari diciamo cose simili senza saperlo...

WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

A questo ti aggiungo che le persone vanno rimesse al loro posto, tutte, nessuna esclusa.
La nostra vita è solo nostra, le nostre opinioni sono solo nostre e soprattutto la nostra libertà è solo nostra: se qualcuno critica il modo che abbiamo di vivere è come se criticasse la nostra libertà.
E' in un certo senso una critica alle nostre certezze più profonde, alle esperienze e alla sofferenza che ci hanno portato a comprendere.



Ecco, hai centrato un bersaglio, non so quale ma nella sinfonia che mi ferisce c'è questa corda.

Insomma è come se l'interlocutore stesse dicendo che la mia esperienza è meno valida della sua solo in virtù dell'età, del diploma, o di altri titoli qualsiasi.
Questa cosa mi lascia sconvolta proprio non riesco a capire su cosa si basi. E' come quando da bambina non ero presa sul serio nell'espressione delle mie idee e riflessioni perché ero una bambina e quindi quanto dicevo non poteva essere vero, profondo o valido quanto quello che sperimentavano gli adulti, Dio come mi faceva inviperire questa cosa, avrei voluto dire: "Come osate pensarlo! Se mi taglio porca miseria sanguino come voi! O pensate che essendo più piccole le mie mani mi faccia meno male?"

WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

Io penso che la tua reazione sia più che legittima, perchè il fatto che tu aspiri all'illuminazione non vuol dire che già ci sei, come tutti quanti noi! [SM=g9371]
Penso che una cosa sia coccolare l'Ego, un'altra sia mancare di rispetto a chi ti accoglie senza giudicare e ti dà un posto nel quale esprimerti, come ha fatto la ragazza in questione.



Lo so tato ed è proprio per questo che chiedo e cerco di confrontarmi... non mi sento illuminata, se così fosse potrei risparmiare sulle bollette di luce e forse anche riscaldamento [SM=g9141]


WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

Se tu scrivi su Facebook o esprimi in qualunque altro modo la tua opinione, devi essere pronto a sentire anche quello che non vuoi, altrimenti te la tieni per te!



Ma guarda, la cosa assurda è che non è stata la diretta interessata a fare polemica, se fosse stata lei avrei capito, le avrei anche chiesto scusa (a volte può servire a chi sta male) senza problemi, non mi interessa avere ragione. Mi ha attaccata una che non c'entra niente e alla quale pare prema che non vengano scritte verità parziali, ma io mi chiedo, voi avete mai incontrato verità assolute? [SM=g7897]


WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

E aggiungo che un conto è levarsi da una discussione rispettosa perchè realizzi che tanto non capirebbero quello che stai dicendo, un altro è esprimere un'opinione ed essere bersaglio delle ire immotivate di qualcuno.
Non le piace come hai risposto? Sono cavoli suoi, però non deve superare il limite del consentito, perchè sei pur sempre una persona con una sua storia e una sua dignità. Se non le sta bene leva le tende e va altrove, questo non è un problema tuo.

Siamo troppo abituati (io per primo) a pensare che se qualcuno ha un problema è come se quello fosse anche nostro, ma non è così.
Ognuno ha i suoi casini, ci si può stare accanto e aiutarsi a vicenda, ma quando qualcuno incarna la sua infelicità e vuole che anche tu sia infelice solo perchè così si sente come te, beh... Francobollo, calcio nel sedere e spedirlo lontano!



guarda, ripeto non è la persona che ha espresso il suo disagio ad avermi risposto.
Come sai ormai non sento che i problemi altrui siano miei. Io ci sono e sono a disposizione per quel che posso e dove arrivo. Se mi viene chiesto un parere lo do e se non piace la risposta amen, non è un problema mio.
E' stato che una terza persona mi abbia fatto la ramanzia a sconvolgermi [SM=g10303]
[SM=g10285]

Insomma, poteva semplicemente scrivere: 2non sono d'accordo, per me le cose stanno così e pomì", ma forse, poiché ha notato che, in casi del genere io non ribatto mai perché non ne vedo il motivo allora ha cercato di provocarmi ma rimane per me un atteggiamento incomprensibile [SM=g10303]

Così entro in un gioco maniaco in cui comincio a chiedermi cosa ci sia in me che non va. Mi arrovello cercando una spiegazione ad un comportamento umano per così incmprensibile. Cosa in me lo ha provocato? Perché quella persona ha creduto di potersi prendere una simile libertà con me? Cosa nei miei atteggiamenti ha fatto pensare che fosse possibile? cosa sbaglio? e via così, il mio bimbo interiore non la smette un istante [SM=x1979445]

WhiteDragon84, 10/06/2012 15.20:

E poi dimmi che non ti era mancato Drago! [SM=g1488769]



Certo che mi sei mancato [SM=x1740813] [SM=g8322]
WhiteDragon84
00domenica 10 giugno 2012 16:47
Cosa accade, cosa accade...?
Accade che per tutti quanti è arrivato il momento di liberarsi delle nostre più profonde illusioni e dei nostri io ormai antiquati.
Io parlo a te, ma in realtà sto parlando a me di me stesso, solo che le dinamiche spesso si equivalgono!

E' un punto di passaggio, una catarsi necessaria per ristabilire un nuovo equilibrio, più soddisfacente e meno permeato di dubbi sul "farò bene a fare questo? Cosa diranno poi se non faccio come vogliono?".
Secondo me è la vera fine del mondo del 2012: non è che la Terra è destinata ad esplodere, ma lo sono le visioni individuali di ognuno.

Rileggevo i vecchi post della discussione, e in uno il nostro Marchese consigliava l'esercizio di dis-identificarsi con le nostre emozioni.
Ebbene, secondo me ciò che in noi si "arrabbia" è il pezzettino che vorrebbe spiegare a tutti i costi a qualcuno cose che ancora non è pronto a recepire.
Fargli capire quanti errori e quanta sofferenza portano pensare e agire secondo come pensa ed agisce, invitandolo a iniziare un cambiamento: e soprattutto a farlo per lui stesso, non perchè ci deve qualcosa.

E in fondo, il rovescio di questo, è anche la "corda" che ferisce nella sinfonia: quando qualcuno cerca di inculcarci a forza qualcosa di diverso dalla nostra consapevolezza in un determinato "qui-ed-ora", il nostro Io si ribella, e fa anche bene!
Ci sono persone che criticano in modo acido apposta perchè sperano di poter avere una discussione o un conflitto.
Sai che spiegazione mi sono dato a questo meccanismo? Il fatto che, se qualcuno litiga con loro, hanno la conferma che i problemi che li affliggono derivano dagli altri e non dal proprio atteggiamento.
E' come se io ti dico che sei cattiva, poi ti saluto con uno schiaffo e quando tu me lo restituisci ti dico "ecco, hai visto che avevo ragione?".

Ma allora perchè ho detto che il nostro Io fa bene a ribellarsi? Semplice, perchè in quel momento deve apprendere qualcosa di fondamentale, e purtroppo ciò accade solo tramite l'esperienza diretta delle situazioni.
Dopo anni e anni di frustrazioni e domande sul perchè le persone, in certi casi, mi trattino con troppa libertà mi sono risposto che sono io a concedergliela.

Facci caso, le persone rispettate sono quelle che, nonappena qualcuno "la fa fuori dal vaso", lo rimettono in riga senza dare spiegazioni e senza un confronto sui perchè e sui percome.
Voglio dire: il rispetto va portato a prescindere, dare giustificazioni sul perchè dovrebbero o non dovrebbero farlo è comunque una porta aperta a successive mancanze di rispetto.
E' come dire loro "stavolta mi devi ascoltare per questo e quest'altro motivo, la prossima volta però hai il diritto di trattarmi come uno scemo". E invece col cavolo, porca miseria!

Con questo non voglio dire che i confronti debbano essere aboliti: quante volte, negli anni, io e te abbiamo discusso per punti di vista differenti? Eppure, siccome di fondo c'è affetto e rispetto, nessuno dei due ha osato andare oltre quello che gli è consentito nella sfera d'azione individuale.
Al solito ritorna valido un motto Wicca (anche se mi dà i brividi scrivere questa parola, una volta tanto ci azzeccano!): "finchè non fai del male a nessuno, fa ciò che vuoi".
Il discorso è lo stesso in merito alla libertà: finchè non vieni a limitare il mio raggio d'azione, fà e dì pure tutto quello che vuoi.

Il fatto è, cara Bimba che certe volte se tu levi alle persone i loro problemi, queste non sanno più chi sono. Probabilmente la ragazza che ti ha risposto è così affezionata ai suoi mali da non volerli abbandonare perchè con essi sparirebbe anche la sua identità.
E cambiare l'idea di chi siamo, ricostruendola da zero, fa una paura tremenda, anche ai draghi come me! [SM=g8249]
Io penso che alle volte certe persone vadano lasciate nel loro brodo, specie quando dimostrano ottusità spirituale. Tanto le persone che chiedono aiuto lo manifestano chiaramente, e la giovane in questione di sicuro non è quello che cerca.
La cara alchimia ci insegna che la putrefazione è il primo passo dell'Opera: ebbene, questo è un consiglio mio, lascia che personaggi del genere marciscano nel loro odio, nei rancori e nella violenza a se stessi, prima o poi la loro anima arriverà a comprendere che questo è un errore.

Ultima chiosa e poi chiudo, avendo scritto un mega papiro: quando parlavo dell'essere illuminati intendevo dire che non ti fa bene arrabbiarti perchè non riesci a non arrabbiarti.
Se siamo su questa Terra è perchè ancora dobbiamo apprendere, allora è inutile colpevolizzarsi se ancora non abbiamo superato qualche gradino: è umano.
Secondo me basta prenderne atto con umiltà e serenità, cercando di non ricadere nello stesso giro senza uscita la prossima volta... che dici tu? [SM=g6906]

bimbasperduta
00domenica 10 giugno 2012 17:37
Re:
WhiteDragon84, 10/06/2012 16.47:


Ebbene, secondo me ciò che in noi si "arrabbia" è il pezzettino che vorrebbe spiegare a tutti i costi a qualcuno cose che ancora non è pronto a recepire.
Fargli capire quanti errori e quanta sofferenza portano pensare e agire secondo come pensa ed agisce, invitandolo a iniziare un cambiamento: e soprattutto a farlo per lui stesso, non perchè ci deve qualcosa.



Non so draghetto, non credo, almeno per quel che mi riguarda. Davvero a me non frega niente di insegnare un cavolo a nessuno e non voglio invitare a una cippa. Penso che se tentassi di portare qualcuno ad una qualsiasi consapevolezza meriterei di essere bastonata [SM=g8307] . So di essere troppo cieca per guidare gli altri ciechi [SM=g10631] .

WhiteDragon84, 10/06/2012 16.47:

E in fondo, il rovescio di questo, è anche la "corda" che ferisce nella sinfonia: quando qualcuno cerca di inculcarci a forza qualcosa di diverso dalla nostra consapevolezza in un determinato "qui-ed-ora", il nostro Io si ribella, e fa anche bene!



Questo si. Poiché penso che nessuno sia poi così meno ubriaco di me non capisco proprio perché debba ergersi a guida! Io non pretendo di guidare nessuno ma non sono neppure disposta a fare l'allievo di nessuno. Forse pecco molto di orgoglio ma non penso che possiamo avere maestri fisici ma un solo maestro spirituale.

Questo, ovviamente, non vuol dire che non dobbiamo ascoltare gli altri, ma l'esatto contrario: il Maestro ci guida usando tutto quanto ha a disposizione e chi ho di fronte è sempre lo strumento e il Maestro al tempo stesso, ma non ho intenzione di scambiarlo per il maestro e di inchinarmi [SM=g1488267]

WhiteDragon84, 10/06/2012 16.47:

Ci sono persone che criticano in modo acido apposta perchè sperano di poter avere una discussione o un conflitto.
Sai che spiegazione mi sono dato a questo meccanismo? Il fatto che, se qualcuno litiga con loro, hanno la conferma che i problemi che li affliggono derivano dagli altri e non dal proprio atteggiamento.
E' come se io ti dico che sei cattiva, poi ti saluto con uno schiaffo e quando tu me lo restituisci ti dico "ecco, hai visto che avevo ragione?".

Ma allora perchè ho detto che il nostro Io fa bene a ribellarsi? Semplice, perchè in quel momento deve apprendere qualcosa di fondamentale, e purtroppo ciò accade solo tramite l'esperienza diretta delle situazioni.
Dopo anni e anni di frustrazioni e domande sul perchè le persone, in certi casi, mi trattino con troppa libertà mi sono risposto che sono io a concedergliela.



Forse il mio problema è proprio questo.
Di solito taglio corto, non cerco mai di far cambiare posizione alla gente, ho imparato che se uno ha una posizione un motivo c'è e poi, dato che non possiedo la Verità, perché dovrei rompere le scatole a qualcuno facendogli cambiare opinione? Così quando le persone mi dicono che il mondo è cattivo ecc. taccio a meno che non mi chiedano direttamente un parere e allora dico che la mia esperienza è differenza ma non cerco di smontare la sua certezza, dico sempre che tutto è relativo e che non esistono verità per cui mi dispiace che lui abbia quella esperienza ma posso testimoniare che per me è differente e aggiungo che magari è una questione di attenzione.

Credo che il fatto che io non imponga le mie posizioni faccia sentire gli altri autorizzati a calpestarle e questo per me è assurdo, inammissibile.
Quando mi rendo conto di ciò mi sento in trappola.
Non sono disposta ad assumere atteggiamenti assoluti per farmi rispettare, io non credo che la mia posizione sia assoluta. Non riesco a credere che le idee cui aderisco siano Verità vere quindi non posso che esporre sempre in modo relativo quello che penso perché non lo ritengo Vero Vero ma solo una verità possibile.
Il fatto che ciò autorizzi gli altri a non rispettarmi mi fa sentire frustrata... perché non vedo soluzione... Il Marchese dice che è così, che sono le regole del gioco e che è normale che il mio atteggiamento sia scambiato per insicurezza... e forse è questa la porzione di realtà che devo imparare ad accettare e della quale dovrei sorridere... forse è questa la verità che voglio inculcare agli altri: una forma di rispetto reciproco basato sull'umiltà e il non considerare Vera nessuna idea... forse è questo che devo apprendere...

Sperando che il delirio che riporto giù possa servire:
Perché ho questo atteggiamento? Che importanza ha se gli altri possono rispettare solo chi si pone in modo assoluto e si sentonpo autorizzati a calpestare ciò che è espresso in modo relativo?

Credo che sia perché mi sento minacciata, in pericolo.
Insomma se le persone possono rispettare solo gente che fa affermazioni assolute io prima o poi sarò sottovalutata e quindi sono in pericolo.
La domanda successiva è: qual'è il rischio?
Il rischio è di non essere presa sul serio ed essere emarginata...

Ed ora: e se me ne fregassi? Se ribaltassi le regole? Se l'emarginazione divenisse eremitaggio? Se abbandonassi semplicemente questa lotta?
L'armatura che indosso in questa lotta si sta allentando, forse, pian piano cadrà al suolo e l'abito da eremita si staccherà dal chiodo per vestirmi.

Lo so, sostituirò una maschera con l'altra, non risolverò certo il problema ma sicuramente sarà un cambiamento e tanto vale provare, vedere che succede. Come sono da monaco?
Il mio Ego trema terribilmente ogni volta che ci penso, si sente in pericolo quando penso di abbandonare l'armatura e prendere l'abito, è un buon sintomo, io ci provo, poi vi fo sapere.

[SM=g10439]


WhiteDragon84
00martedì 12 giugno 2012 18:16
Re: Re:
Tutto quello che dirò è una mia opinione, e potrà (ahimè) essere usato contro me stesso in sede di giudizio! [SM=g9369]

bimbasperduta, 10/06/2012 17.37:


Credo che il fatto che io non imponga le mie posizioni faccia sentire gli altri autorizzati a calpestarle e questo per me è assurdo, inammissibile.
Quando mi rendo conto di ciò mi sento in trappola.
Non sono disposta ad assumere atteggiamenti assoluti per farmi rispettare, io non credo che la mia posizione sia assoluta. Non riesco a credere che le idee cui aderisco siano Verità vere quindi non posso che esporre sempre in modo relativo quello che penso perché non lo ritengo Vero Vero ma solo una verità possibile.
Il fatto che ciò autorizzi gli altri a non rispettarmi mi fa sentire frustrata... perché non vedo soluzione... Il Marchese dice che è così, che sono le regole del gioco e che è normale che il mio atteggiamento sia scambiato per insicurezza... e forse è questa la porzione di realtà che devo imparare ad accettare e della quale dovrei sorridere... forse è questa la verità che voglio inculcare agli altri: una forma di rispetto reciproco basato sull'umiltà e il non considerare Vera nessuna idea... forse è questo che devo apprendere...



Il fatto di "mettersi in dubbio" non significa mancare di forza nel sostenere le proprie idee.
Essere consapevoli di non sapere tutto è fondamentale per ammettere che nuove influenze possano filtrare nella nostra visione delle cose. Al tempo stesso, secondo me, occorre però essere vigorosi nell'affermare la propria Verità che, in fondo, è il succo massimo di quanto abbiamo raggiunto fino a quel momento.



Sperando che il delirio che riporto giù possa servire:
Perché ho questo atteggiamento? Che importanza ha se gli altri possono rispettare solo chi si pone in modo assoluto e si sentonpo autorizzati a calpestare ciò che è espresso in modo relativo?

Credo che sia perché mi sento minacciata, in pericolo.
Insomma se le persone possono rispettare solo gente che fa affermazioni assolute io prima o poi sarò sottovalutata e quindi sono in pericolo.
La domanda successiva è: qual'è il rischio?
Il rischio è di non essere presa sul serio ed essere emarginata...



E' naturale che se ci si scontra con qualcuno che è più sicuro di noi di avere la Verità in tasca, se noi ci mettiamo in una posizione di "forse che sì, forse che no" quello ci mangia.
Le arti marziali mi hanno insegnato che la forza va calibrata a seconda di chi hai davanti: se c'è qualcuno che capisce che bisogna "giocare", allora si va leggeri e il divertimento sta nel cogliersi in castagna con rispetto e amore.
Se c'è qualcuno che è convinto che si è lì per menare, quattro legnate sulle gengive per fargli capire che ha sbagliato le premesse non glie le toglie nessuno.

Discorso di prima: come io non oso forzare la libertà altrui, nessuno si deve permettere di forzare la mia, e questo significa anche imporre la propria visione.
Evidentemente, Bimba, l'essere sempre umile di fronte a tutti -passami il termine- indiscriminatamente, alle volte ti genera scompenso proprio per questo motivo.



Ed ora: e se me ne fregassi? Se ribaltassi le regole? Se l'emarginazione divenisse eremitaggio? Se abbandonassi semplicemente questa lotta?
L'armatura che indosso in questa lotta si sta allentando, forse, pian piano cadrà al suolo e l'abito da eremita si staccherà dal chiodo per vestirmi.

Lo so, sostituirò una maschera con l'altra, non risolverò certo il problema ma sicuramente sarà un cambiamento e tanto vale provare, vedere che succede. Come sono da monaco?
Il mio Ego trema terribilmente ogni volta che ci penso, si sente in pericolo quando penso di abbandonare l'armatura e prendere l'abito, è un buon sintomo, io ci provo, poi vi fo sapere.



Il maestro Myagi diceva"Sai qual'è modo migliore per schivare pugno, Daniel San? Modo migliore è non essere lì!"

Se per eremitaggio intendi l'abbandonare direttamente la lotta ai primi segnali che si sta per cominciare una discussione ti dico sì, fallo senza pensarci su due volte.
La madre dei cretini è sempre incinta, e a loro non cambia niente se si trovano di fronte 1, 10 o 100 persone che gli dicono che hanno torto.
Anzi, paradossalmente ne sono rafforzati, perchè hanno 1, 10 o 100 scuse per rimpolpare la visione del mondo che prevede la loro ragione assoluta su quella degli altri.

E' brutto da dire, ma certe volte le persone vanno consapevolmente abbandonate a loro stesse affinchè, cieche nella loro superbia, si perdano e vaghino 40 giorni nel deserto (ricorda niente?!) per poi ritrovarsi a chiedere un aiuto a chi sta sopra di loro.

Te lo ricordi Valerio? Lo "sciamano" dell'aperitivo esoterico?
La prima (e unica) volta che ci siamo incontrati mi ha detto: "quando ti trovi in una situazione cerca di capire bene se è necessario il tuo intervento. Quindi, se devi combattere prendi le armi, mentre se non devi non ti preoccupare e passa oltre: se non ci pensi tu ci penserà qualcun altro".

Spero di essere stato sufficientemente umile nell'esprimere le mie opinioni! [SM=g7918]

Violaoscura
00lunedì 18 giugno 2012 14:44
Il risveglio dei moti di rabbia - ecco il mio caso
Carissima Bimba. Ti posso capire, perché a mio modo di vedere questo è un tipo di scoglio che il Destino mette davanti ad ognuno di noi, per aiutarci ad elaborare alcuni problemi mentali, alcuni nodi del pensiero che ci legano, ed appunto, in ultima analisi, per mettere il guinzaglio al nostro io.

Secondo me, ad ognuno questi ostacoli da sormontare capitano nell'esatto modo in cui fanno più "rabbia" a lui in particolare. Uno si sente duramente messo alla prova se non si rispetta il fatto che abbia opinioni o che sia un essere pensante (magari molto più del suo interlocutore), un altro non sopporta che si parli di lui o di altri in modo ingiusto distorcendo i fatti, qualcuno invece non sopporta altri tipi di violenza morale o mentale.

Con la violenza morale dobbiamo tutti, prima o poi, fare i conti. Elaborando a nostro modo altre forme di violenza, contrattaccando? Devo ammettere che questa è una tentazione che a me personalmente si presenta, e forte.

Proprio in questi giorni ho affrontato con me stessa un problema che considero simile a quello che si è presentato a te, Bimba.
Una persona che ha fatto parte della mia vita quotidiana per anni, e che ogni giorno aveva qualche favore da chiedermi, in uno scatto di sincerità, dovuto al fatto che in quel momento "non servivo più", perché mi sono trasferita e non potrà in futuro usarmi più di tanto per le varie richieste di cortesie con cui mi vessava, mi ha vomitato all'improvviso tutta la sua "verità". Che sono una persona fallita, perché contrariamente a lei non acquisto due case all'anno, ed anzi ad oggi non me ne sono procurata nemmeno una che sia di mia proprietà. Che in fondo "non sai fare niente", e dunque "cosa campi a fare"? Una vera nullità, insomma. A dire il vero non è questa opinione la cosa che mi influenza e mi deprime, anche se non me lo aspettavo, specie dopo che per circa tre anni ero interpellata per problemi burocratici, legali, giri esterni, passaggi in aeroporto, cura del gatto in sua assenza, ed ogni altra cosa che le venisse in mente senza saltare un giorno (forse devo specificare che questa persona non mi stipendiava, era soltanto la mia proprietaria di casa, e sedicente amica). Quello che mi da da pensare, e mi provoca moti di stizza e potenziale rabbia incontrollata, è il fatto che tale persona non ha mai guadagnato, visto che è tanto orgogliosa dei suoi guadagni materiali, una sola cosa in modo corretto: il fisco non esiste per lei, esiste solo per gli altri, che pagano anche alcune pensioni ingiustificate che riesce a farsi assegnare, dato il suo "bassissimo reddito". Sul lavoro non paga tasse, risulta disoccupata, esente da ticket sanitari, pretende favori da tutti senza offrire un caffè a nessuno, esser sua amica è una vera spesa oltre che un'impresa. Non avevo mai badato a queste cose sul suo conto, ma ora che mi attacca a male parole (le peggiori non ve le ho riportate), queste sono le considerazioni che mi viene da fare.
E poi: cosa capisce una persona di questo tipo riguardo le mie priorità nella vita? Se la finanza si occupasse di me sarei tranquilla, mentre lei finirebbe in carcere anziché gustarsi i suoi numerosi appartamenti (ristrutturati a spese di altri, come nel caso di quello in cui abitavo: riusciva sempre ad accollare a me le sue spese, cose su cui, per amicizia, non discutevo). Ma non è neppure per questo che cerco di condurre una vita leale. E' che proprio, per la mia impostazione mentale, non conta nulla avere dieci case o non averne, ed inseguo tutt'altro che spero di riuscire a raggiungere, come noi qui sappiamo.
E non è detto che io debba dare spiegazione di questo a persone che hanno impostato la loro vita secondo ideali e desideri totalmente differenti. Vogliono pensare di esser persone di successo, e che io vorrei le stesse cose ma sono incapace? Benissimo.
Eppure... Il mio io si fa sentire ancora, non senza enorme fatica riesco a rifugiarmi nella mente, evitando pensieri superflui, e a non lasciarmi trascinare nel baratro dell'orgoglio, dell'amor proprio.

Ce la faremo?
Io penso di sì. Teniamo duro. [SM=g7566]


Un grande abbraccio
Viola


bimbasperduta
00martedì 19 giugno 2012 22:45
Immagine di se
Cara Viola,
il tuo post mi ha fatto venire in mente che molto probabilmente questa rabbia derivi dal fatto che alcuni atteggiamenti scheggiano, rompono o frantumano l'immagine che abbiamo di noi stessi. Tempo fa ho letto un libro bellissimo "Sette domande per guarire" che tratta anche diquesto argomento e mi è tornato in mente.

Secondo il medico che ha scritto il libro in un momento della nostra vita l'immagine che noi abbiamo di noi stessi viene ferita, rotta da qualcuno che ci rimanda un'altra immagine di noi. Questo accade continuamente ma, in alcuni casi, questo processo è legato ad emozioni dolorose o comunque negative.
Così, ogni volta che una persona ci ributta in una situazione simile rimandandoci un immagine di noi stessi che abbiamo associato al dolore o comunque ad un super-io negativo ecco che ci ribelliamo: noi non siamo così [SM=x1740812] , mi viene in mente il primo capitolo di "Uno, Nessuno e Centomila" cito testualmente:

- «Che fai?» - mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
- «Niente», - le risposi, - «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino».
Mia moglie sorrise e disse:
- «Credevo ti guardassi da che parte ti pende».
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
- «Mi pende? A me? Il naso?»
E mia moglie, placidamente:
- «Ma sì, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra».
Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m'era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto
perciò mi stizzì come un immeritato castigo.


Buona notte,
un [SM=g8322]
enorme [SM=g7831]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:49.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com