Violaoscura, 29/05/2012 00.51:
Hey, White! Non ti faccio aspettare quanto credi. Mi piacerebbe sapere riguardo tutti e due i casi. Il cosiddetto Mago, se davvero è tale, e se dunque realizza lo stato mentale più appropriato durante un certo tipo di rito, sacrificio, digiuno o quant'altro, credo finisca comunque per essere influenzato anche nel resto della sua giornata da questo suo stato di cose interiore. Ma ho capito che tu fai una specifica distinzione, e ti leggerò con interesse.
Puoi partire con la pappardella!
Cavolo, adesso qua le cose si complicano!
Allora, partiamo dal presupposto che per operare magia non bisogna essere persone nè elevate moralmente nè spiritualmente.
La Magia è, fondamentalmente, tecnica: è fisica delle energie sottili, che per loro natura rispondono a determinate leggi e che, se stimolate, producono diversi effetti.
Per questo nell'operare magia sarà più potente uno che "sa come fare" rispetto a uno che ci mette le buone intenzioni, ma che non ha la minima idea di quali fili toccare per arrivare allo scopo che si è preposto.
Dopodichè esiste la Teurgia, che lavora con altro: diciamo che è sempre Magia ma ad un livello un po' più "alto".
Laddove il mago nudo e crudo si propone di alterare l'equilibrio della realtà per ottenere ciò che gli pare, il Teurgo è un servitore di questo equilibrio, cercando con le sue operazioni di ripristinarlo dove questo è stato perturbato: si fa "ponte" (pontefice?
) tra l'alto e il basso. Dal momento che è un misto tra preghiera e magia, qui è
fondamentale la caratura morale dell'individuo, il quale sarà tanto più efficace quanto più riuscirà a riflettere la luce divina, se così vogliamo chiamarla.
Detto questo, che mi sembrava doveroso per inquadrare il mio modo di pensare, passo a parlarvi di quello che secondo me è lo stato interiore.
Corretto, corretto e ancora corretto il concetto di centratura che ci descrive la cara
Bimbasperduta: nella vita di ogni giorno del "Magus" credo che la centratura risieda nella ricerca del contatto diretto e sincero con ciò che realmente desideriamo.
Questo ci permette di canalizzare in ogni momento e in ogni gesto le nostre energie verso il raggiungimento di quello scopo: si diventa, insomma,
creativi nel vero senso della parola, attirando e condensando le varie sincronie universali fino alla realizzazione.
Per quel che riguarda l'operatività posso parlare solo di ciò che ho sperimentato, e che secondo me porta a conclusioni diverse.
Un rituale può riguardare differenti ambiti e avere molteplici scopi, anche se è di pura magia "bianca".
Credo sia palese che, se devo operare per spezzare un legamento, è una situazione ben diversa che se devo operare per guarire da ferite emotive. Oppure se devo divinare sarà molto diverso rispetto al lavorare con i sogni o avere fortuna nel trovare lavoro, per dire.
Durante i rituali lo stato mentale effettua un salto, passando da una condizione di qui-ed-ora a una che è più simile a un non-tempo e non-spazio, in cui è l'intenzione a far da padrona. E un'intenzione sbagliata o poco precisa porta con sè degli sviluppi spesso inattesi, che possono sempre far parte del senso del rituale.
In pratica l'operatore diventa completamente assorto nel
creare la proiezione del suo desiderio, non solo mentalmente con la visualizzazione, ma anche emotivamente. Fisico, emozioni e pensieri sono ciò che si può controllare e indirizzare.
In sostanza la risposta alla domanda è "sì, c'è uno stato mentale specifico di fondo che il Mago deve tenere", ma al tempo stesso varia a seconda dei rituali e degli scopi.
E poi, finito il rituale, ci si deve
DIMENTICARE di averlo fatto!
Per quanto riguarda la vita di tutti i giorni, invece, credo sia impossibile tenere costantemente questo stato, o per lo meno dovremmo allenarci ore ed ore al giorno perchè diventi "naturale".
Ma lì si sconfina in via sacerdotale tendente al monastico, laddove si passa l'intera giornata a meditare e fare operazioni per riequilibrare questo o quell'altro pianeta, o per contattare tale o tal'altra entità.
Per esprimere la mia opinione alla cara
Viola, penso inoltre che sia indispensabile essere assorbiti anche dalle vicende quotidiane e dalla realtà materiale: si va a fasi. Se non siamo in grado di vedere e interagire naturalmente/costientemente con le dimensioni sottili, è perchè ancora dobbiamo imparare a vivere pienamente la realtà materiale, che è comunque espressione di quella sottile.
Nelle vie iniziatiche si dice che non si può sempre salire ma anzi, dopo un lavoro altamente spirituale occorre "scendere" consapevolmente, ritrovare il proprio radicamento con la terra e la materia. Noi siamo fatti di carne e spirito, secondo me è fuorviante pensare che uno sia più importante dell'altra.
Il rischio è quello di nascondere a se stessi il fatto di non sentirsi adeguati e gioiosi nel vivere il mondo materiale, e quindi rifugiarsi in qualcosa che sembra più gestibile, cioè la spiritualità.
Tutto sto giro di parole per dire che, secondo me, una persona che cerca l'elevazione sa godersi tanto una cerimonia sacra quanto una buona grigliata mista con del vino rosso d'accompagnamento!
Scusate della lunghezza, mi sono lasciato prendere le dita...
"Ogni cosa in terra è la manifestazione tangibile dell'azione intangibile delle supreme intelligenze: chi conosce l'evolversi delle prime capirà l'agire delle altre, e legherà il molteplice nell'Uno e al contempo gli sarà svelato come l'Uno debba necessariamente essere molteplice."
"The answer cannot be found in the writings of others, or in the words of a trained mind" - Chuck Schuldiner [R.I.P.]