00 29/02/2008 14:58
Vi presento le Ninfe
Carissimo Marchese,
lei pone interogativi ai quali noi, meri mortali non possiamo certo rispondere! Così ho deciso di lasciar parlare coloro che sono la risposta stessa:


Eccole qui, splendenti di luce e di grazia: le Ninfe!
Ancora una volta è il mondo antico a guidarci per la via della nuova conoscenza.
Da Atene a Roma, la Natura era rappresentata così, dalle più di cento Ninfe che popolavano, acque, boschi e cieli e mari…

Nella mitologia greca, le ninfe erano viste demoni femminili della natura, figlie di Zeus, simboleggiavano le forze della natura nelle loro forme più semplici sorridenti e propizie, espresse con giochi, danze, apparizioni fantastiche, e piacevoli e ingenue vicende d'amore.
Conosciamole meglio [SM=g8954]
Amadrìadi: Conosciute anche come fate degli alberi, non a caso gli è stato dato questo nome, perchè tali fate si possono trovare solo vicino al loro albero. Secondo antichissimi miti, ogni Amadriade nasceva con un albero da custodire e viveva nell'albero stesso, oppure nelle sue immediate vicinanze. Sono entità molto timide che non si staccano mai dal loro albero, se non per pochi passi. Se per qualsiasi motivo l'albero dovesse morire le Driadi ne seguono il destino mentre le Amadriadi possono allontanarsi.
Oreadi: sono le ninfe dei monti, figlie di Nereo e Doride e seguaci di Artemide. Sulla testa portavano un diadema chiamato ninfale. Nutrici di infanti o protettrici di giovinette, mutavano la loro abituale benevolenza in ostilità, quando venivano colte da occhi indiscreti. In quei casi si vendicavano apparendo dalle acque di una fonte a un uomo mandandolo fuori di senno, in preda a follia profetica.
Nereidi: le cinquanta figlie di Nereo, dio marino, e di Doride.Avevano il dono della profezia e la capactà di assumere qualsiasi forma. Sono considerate le ninfe protettrici del mar Mediterraneo. Dalle profondità del mare dove vivevano, salivano in superficie per aiutare i marinai. Erano immortali e facevano parte del corteo di Poseidone (o Nettuno per i romani), dio greco del mare, a cavallo dei delfini e accanto ai tritoni. Tra di esse sono famose Teti, la madre dell’eroe Achille; Galatea, che rifiutò l’amore del tremendo Polifemo; Anfitrite, la sposa di Poseidone, che viaggiava su un cocchio trainato da tritoni; Calipso, l’amante dell’eroe Ulisse che per ben sette anni fu trattenuto dalle sue grazie.
Oceanine: Sono le numerosissime figlie generate dal dio Oceano con la titanide Teti, una delle divinità primordiali della teogonia ellenica, che impersonava la fecondità "femminile" del mare.
Naiadi: le ninfe dell'acqua nelle sue diverse forme che personificano la fonte o il fiume che abitano, a volte singolarmente, a volte in gruppo come sorelle. Godono di grande longevità ma sono mortali.
Nelle leggende e nelle genealogie dei mitografi la loro origine è variabile: secondo Omero sono figlie di Zeus, per altri discendono dal dio Oceano, oppure sono le figlie del dio del fiume nel quale abitano.
Ogni fonte ha una Naiade, protagonista della sua personale leggenda, come nel caso della ninfa Aretusa, protetta da Artemide e, come lei, sdegnosa dell'amore, la cui sorgente sbocca vicino Siracusa.
Le Naiadi avevano la fama di essere guaritrici e gli infermi bevevano l'acqua delle loro fonti o vi si bagnavano. A volte, invece, il bagno era considerato sacrilego ed era punito con una vendetta, per lo più espressa in forma di malattia misteriosa. Inoltre le Naiadi erano considerate le nutrici della vegetazione e del bestiame, ed erano assai care a Pan e a Dioniso.

Ora, l’eroe che più ebbe a che fare con le Ninfe, fu il famoso Odisseo, dalle Sirene (Altre ninfe del Mare capaci di donare saggezza e conoscenza infinita con il loro canto) a Calipso, all’Antro delle Ninfe accanto al quale viene adagiato dai Feaci.

L'antro di Itaca.
Libro 13, versi 120-137 traduz. Ippolito Pindemonte


ll porto è qui del marin vecchio Forco,
Che due sporgenti in mar lidi scoscesi,
E l’uno all’altro ripieganti incontra,
Sì dal vento riparano e dal fiotto,
Che di fiume mestier non v’han le navi.
Spande sopra la cima i larghi rami
Vivace oliva, e presso a questa un antro
S’apre amabile, opaco, ed alle Ninfe
Nàiadi sacro. Anfore ed urne, in cui
Forman le industri pecchie del mel soave,
Vi son di marmo tutte, e pur di marmo
Lunghi telai, dove purpurei drappi,
Meraviglia a veder, tesson le Ninfe.
Perenni onde vi scorrono, e due porte
Mettono ad esso: ad Aquilon si volge
L’una, e schiudesi all’uom; l’altra, che Noto
Guarda, ha più del divino, ed un mortale
Per lei non varca: ella è la via de’ Numi.


Come si nota, Le Ninfe sono creature molto speciali che mettono in comunicazione il mondo umano con quello divino. Apparentemente capricciose diffondo doni e disgrazie, ma credo non sia così. Ulisse riesce ad ascoltar il canto delle Sirene incolume e a farne tesoro, è amato da Calipso al punto che la poverina si lascerà morire alla sua partenza e viene accolto dall'antro delle Ninfe, una volta giunto a casa [SM=g10303] qualè il suo segreto? In fondo le Ninfe, sono la personificazione della Natura [SM=g8492] e se comprenderemo come farcele amiche ci guideranno fino dentro il cuore del santuario [SM=g1488262]


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Nec spe, nec metu

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