00 20/10/2008 14:37

Caro Semplice-mente,

a me sembra un'ottima idea quella di semplificare il groviglio di rebus cercando un punto essenziale, anche dal momento che
questa discussione ha aperto ormai le porte ad una marea di argomenti cruciali che varrebbe la pena di approfondire separatamente
(come il discorso del libero arbitrio, sollevato da White Dragon, che a me sta molto a cuore e su cui mi piacerebbe, un giorno,
poter sapere il vostro pensiero).

Riguardo al filo che hai liberato dalla matassa, dunque, e che mi sembra riguardare la distinzione fra il naturale e
l'innaturale, l'ovvio e l'oscuro, il nascosto ed il manifesto, il possibile e l'impossibile, il reale e l'effimero,
il magico ed il "regolare"... [SM=g10465]

Non so se ho capito bene qual è il punto di partenza che, secondo te, si può trarre dalle Chiavi di Basilio (e di tutti gli
altri), e con cui è bene sostituire gli "abituali schemi mentali", come dici.

Ma le tue considerazioni mi hanno ricordato una frase che ho letto per caso qualche tempo fa, di cui mi piacerebbe che
tu mi dicessi se la trovi attinente con quanto cerchi di spiegare. Eccola: "Non esiste alcun mistero, soltanto differenti
livelli di ignoranza"(Christian Morgensen).

Oppure, di conoscenza, ovvero consapevolezza, aggiungerei io, sviluppando l'immagine in positivo. Così, giusto
per rendere "attivo" il consiglio che mi pare di trarne.[SM=g9215] Dunque, la conoscenza sarebbe una, da qualunque strada e con
qualunque modalità la si voglia tentare di affrontare. Ma c'è un qualcosa che la può velare a noi di più o di meno, a seconda
del nostro livello di ignoranza. Che, effettivamente, può forse esser scalfita solo con una "rottura", usando la tua stessa
parola.

(Da dove ci viene, inoltre, questa rottura? Si tratta di un dono? O di un'intuizione? E' possibile e lecito procurarsela?
Ed in che modo?)

Voi che ne dite?
Viola