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Il Tempio dell'Esoterismo

domande sull'alchimia

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    M. di Caraba
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    00 05/11/2008 13:29
    "Jupiter omnipotens, audacibus annue coeptis"
    semplice-mente, 05/11/2008 12.16:


    caro Marchese e cari Tutti,
    una fede che ci vede deve fare i conti con alcune specularità; se è dato osservare, verosimilmente siamo anche osservati; il che nuovamente sollecita a domandare come la visione della natura e della materia possa migliorare lo spettacolo offerto dalla nostra esistenza, su altro piano.


    Caro Amico Semplice,
    molto molto interessante la questione che sollevi.

    Mi è venuto in mente una certa simbologia, eccola:



    Nell'immagine si vede un occhio (peraltro caro alla massoneria ed ai dollari americani) che
    rappresenta lo sguardo di Dio. All'occhio viene associato il cerchio (che simboleggia il re dei
    metalli) ed il triangolo igneo con il vertice in alto.

    Evidentemente un'immagine Solare.

    Salute a tutti

    MdC
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    Violaoscura
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    00 05/11/2008 19:17
    Vedere dal basso e vedere dall'alto...
    semplice-mente, 05/11/2008 12.16:


    caro Marchese e cari Tutti,
    una fede che ci vede deve fare i conti con alcune specularità; se è dato osservare, verosimilmente siamo anche osservati; il che nuovamente sollecita a domandare come la visione della natura e della materia possa migliorare lo spettacolo offerto dalla nostra esistenza, su altro piano.



    Caro Semplice-mente, e cari Amici... dunque, più miglioriamo la nostra capacità di vedere, e maggiormente migliora "lo
    spettacolo offerto dalla nostra esistenza", così come viene visto dall'alto?

    Questo, almeno, è il mio modo di interpretare quanto dici nel tuo ultimo post. Interpretazione che cercherò di semplificare,
    secondo il mio modo quotidiano di pensare. Dunque: tutti quanti abbiamo dei parametri che riguardano i nostri interessi, e
    che regolano i nostri comportamenti anche in base al "pubblico" di cui teniamo conto. Effettivamente, se teniamo conto di esser
    visti solo dalle persone che incontriamo e che, più o meno, ci vedono e conoscono, il nostro comportamento si dirige secondo la
    naturale inclinazione alla ricerca della dignità, ed alla volontà di far bella mostra" in questo ambito. Ma se il nostro modo di
    "vedere" migliora ed in parte si modifica, come dicevamo riguardo alla Fede che si basa sul veder meglio... allora qui casca
    l'asino, perchè cambia tutto. Ogni nostra azione non sarà più volta verso il nostro "esser visti" di cui eravamo consapevoli prima,
    ma invece terrà conto di un altro punto di osservazione da cui possiamo esser visti.

    Ovvio anche che lo spettacolo che offriamo, come tu lo chiami, tenderà a migliorare, o almeno questa è la speranza che si
    può coltivare: chi vede meglio, è più "avveduto", ed automaticamente più "saggio". Grazie a questo sapere (sia pure minuscolo
    rispetto a quanto mancherebbe da sapere) è piuttosto naturale agire in modo un pochino più... "destro". [SM=g9215]

    Tutto ciò porta me personalmente a pensare di intravedere (ma se sto farneticando, fermatemi, e parliamone) uno stretto legame
    fra quanto "non si vede", e la realtà materiale in cui ci muoviamo. [SM=g8954]

    La bella immagine postata qui sopra dal Marchese di Caraba', infatti, mi fa pensare ai due triangoli del Pentagono famoso
    come Stella di David, di cui parlavamo nel topic sul "Dodici esoterico". Il triangolo con vertice in basso, rappresentante
    la Natura manifesta, è qui sostituito dal cerchio (l'Oro dell'Alchimista?), ed insieme al triangolo con vertice in
    alto forma il legame indissolubile che racchiude tutto quanto, in un modo o nell'altro, si può vedere.


    Sperando di ri-leggerVi presto [SM=g6889],
    Vi saluto
    Viola
    [Modificato da Violaoscura 05/11/2008 20:06]
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    00 06/11/2008 19:27
    pensierini di un uomo semplice, addirittura sprovveduto

    cara Viola, caro Marchese, cari tutti,
    troverei intrinsecamente contraddittoria l'immagine di un Dio interessato a pratiche di manipolazione della materia sfornite di una valenza "morale".

    Come si potrebbe descrivere la tensione morale dell'alchimia ?

    saluti cordiali
    semplice-mente
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    Violaoscura
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    00 06/11/2008 19:53

    Ah, cominciamo subito con un altro argomento?
    [SM=g8766]

    Pensavo ad un po' di riposo... [SM=g9371]


    Ciao
    Viola
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    00 07/11/2008 00:50
    gira che ti rigira

    è sempre lo stesso argomento [SM=g9050].

    ciao
    semplice-mente
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    M. di Caraba
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    00 07/11/2008 12:02
    Morale o Molare?
    semplice-mente, 06/11/2008 19.27:


    Come si potrebbe descrivere la tensione morale dell'alchimia ?



    Caro Amico,
    purtroppo non sono bravo con le parole... vado a prestito:

    "Gl'indagatori della Natura debbono essere tali qual è la stessa Natura: veritieri, semplici, pazienti,
    costanti etc., e specialmente pii, timorosi di Dio, che non nuocciano al prossimo. Inoltre considerino
    diligentemente se il loro proposito è in Accordo con la Natura."
    (Cosmopolita, Nuovo Lume Chimico, Trattato Primo)

    Come dici (per dinci Bacco, ma una "semplice mente" non è tra le caratteristiche elencate
    dal Cosmopolita?) si tratta sempre di osservare e conformarsi alla Natura.

    Che la morale degli alchimisti derivi da questa osservazione?

    X Violetta:
    Violaoscura, 05/11/2008 19.17:


    La bella immagine postata qui sopra dal Marchese di Caraba', infatti, mi fa pensare ai due triangoli del Pentagono famoso
    come Stella di David, di cui parlavamo nel topic sul "Dodici esoterico". Il triangolo con vertice in basso, rappresentante
    la Natura manifesta, è qui sostituito dal cerchio (l'Oro dell'Alchimista?), ed insieme al triangolo con vertice in
    alto forma il legame indissolubile che racchiude tutto quanto, in un modo o nell'altro, si può vedere.


    Indubbiamente cara Amica. Chi sono io per negare l'evidenza?
    Eppure talvolta mi chiedo se i simboli siano stati fatti per chiarire o piuttosto per offuscare
    le dinamiche del Creato.

    Salus

    MdC
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    Violaoscura
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    00 10/11/2008 10:15
    Re: pensierini di un uomo semplice, addirittura sprovveduto
    semplice-mente, 06/11/2008 19.27:


    cara Viola, caro Marchese, cari tutti,
    troverei intrinsecamente contraddittoria l'immagine di un Dio interessato a pratiche di manipolazione della materia sfornite di una valenza "morale".

    Come si potrebbe descrivere la tensione morale dell'alchimia ?




    Caro Uomo Sprovveduto, secondo me... fai bene a mettere "morale" tra virgolette. Quale morale, infatti? Io credo che quando
    si acccresce la propria ottica, ossia il proprio modo di vedere, di cui parlavamo, anche la morale diventi differente. Non di
    semplice buonismo, infatti, può continuare a trattarsi. Vedendo e cominciando a capire di più, è ovvio iniziare a considerare
    punti di vista mai notati prima, e veder variare il proprio concetto di Giustizia. [SM=g10285]

    Anche l'osservazione della realtà, dunque, ha ormai scopi diversi, e non è più un semplice constatare "come è amara la vita",
    oppure "come gira male il mondo". Anzi, si acquisisce la capacità di comprendere la presenza costante della "morte", del
    dolore, e di ogni apparente stonatura della realtà, in un quadro generale in cui l'"errore", l'"inspiegabilità del caso,
    la "fortuna cieca" non hanno più spazio (come in effetti succede nella realtà, quando non viene distorta.

    Allora anche l'etica comportamentale che ne consegue, probabilmente non è del tipo che serve ad apparir più buoni, ma piuttosto
    guarda oltre il momento presente. Mi spingo oltre: quando e quanto è lecito che questa etica si manifesti in apparente durezza?
    Personalmente, credo di dedurre che si addica il comando (parola da intendersi, in questo ambito, secondo me nel senso della
    conoscenza filosofica della Natura e nel rapportarsi a Lei, e non tanto come rapporto coi propri simili) a colui che è
    altrettanto disposto all'obbedienza (citando, forse non con le parole esatte, Tommaso da Kempis nell'"Imitatio Christi").

    Insomma, secondo me il Filosofo cerca di afferrare quale sia la Morale in base alla quale la Natura è stata creata, per
    poi cercare di imitarla con ogni proprio atto. Quanto più è ben disposto ad obbedirLe, tanto più vi riuscirà.

    Ho azzardato. Che ne dite?


    Ciao
    Viola

    P.s.:
    M. di Caraba, 07/11/2008 12.02:


    Eppure talvolta mi chiedo se i simboli siano stati fatti per chiarire o piuttosto per offuscare
    le dinamiche del Creato.


    Beh, sai... finchè offuscano ad altri e chiariscono a noi, a me sta anche bene. [SM=g9215]
    [Modificato da Violaoscura 10/11/2008 10:29]
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    00 10/11/2008 13:27
    tra arbitrio e necessità
    cara Viola,
    tu scrivi:

    "secondo me il Filosofo cerca di afferrare quale sia la Morale in base alla quale la Natura è stata creata"


    ma la creazione può essere avvenuta in base ad una morale (costruzione tipicamente umana) ?
    io penso che cifra della creazione - se creazione vi è stata - sia la gratuità.
    Le leggi di natura esaltano, in ultima analisi, la sostanziale signoria di chi le ha forgiate e la sostanziale dipendenza di chi le patisce.
    Esprimendo l'arbitrio dell'Uno e la necessità degli altri, che tipo di visione morale potrebbero suggerire, queste leggi ? siamo autorizzati a ridurre bene e male in sottoprodotti della conoscenza ?

    ciao
    semplice-mente
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    Violaoscura
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    00 10/11/2008 15:15
    Re: tra arbitrio e necessità
    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:


    ma la creazione può essere avvenuta in base ad una morale (costruzione tipicamente umana) ?
    io penso che cifra della creazione - se creazione vi è stata - sia la gratuità.


    [SM=g10285] [SM=g10285] [SM=g10285]

    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:


    Le leggi di natura esaltano, in ultima analisi, la sostanziale signoria di chi le ha forgiate e la sostanziale dipendenza di chi le patisce.


    [SM=g10285] [SM=g10285] [SM=g10285]

    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:


    Esprimendo l'arbitrio dell'Uno e la necessità degli altri, che tipo di visione morale potrebbero suggerire, queste leggi ?


    [SM=g10285][SM=g10285] [SM=g10285]


    Ma, nobile semplice Amico: lo fai apposta, vero?


    Ciao
    Viola
    [Modificato da Violaoscura 10/11/2008 15:19]
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    00 10/11/2008 15:38
    cara Viola,
    parola mia, sono innocente come un bimbo; cosa ti turba del mio pensiero ?

    ciao
    semplice-mente
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    bimbasperduta
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    00 10/11/2008 19:54
    Re: tra arbitrio e necessità
    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:

    cara Viola,
    tu scrivi:

    "secondo me il Filosofo cerca di afferrare quale sia la Morale in base alla quale la Natura è stata creata"


    ma la creazione può essere avvenuta in base ad una morale (costruzione tipicamente umana) ?



    Mio caro,
    Budda aveva proprio ragione: Le parole creano confusione!
    Ovvio che Dio non ha creato secondo un costrutto umano qualsiasi per cui nè morale nè altro, ma noi siamo granelli di sabbia che cercano di raggiungerlo diamine!
    Noi abbiamo bisogno della morale, per questo l'abbiamo inventata anzi ne abbiamo inventate a bizzeffe.
    Noi non sappiamo cosa davvero sia il bene e il male e brancolando nel buio abbiamo cercato di tracciare i confini tra le due cose ed ecco la morale!
    Comunque hai come sempre ragione!
    La morale nn c'entra.
    Come dice Viola, ad un certo punto del cammino la morale muta e finalmente viene valicata! L'alchimista segue le leggi di Natura, anzi ogni asceta deve farlo. L'unco principio valido sono le leggi che regolano l'universo, osservate, studiate e comprese quelle la morale non serve più.
    Dio sa che davanti a lui siamo come bambini davanti agli adulti, ignoranti ed inesperti.
    Così ci ha messo a disposizione tanti giochi istruttivi come l'alchimia, la meditazione le mille religioni nel mondo, l'arte ecc. perchè possiamo comprendere le leggi che ci governano, abbandonarci ad esse invece di subirle.
    In sintesi, il lavoro di laboratorio è giusto e sacro quando viene svolto come il gioco dei bambini con la semplice ed innocente intenzione di scoprire e imparare.
    Spero di essere stata chiara e di non aver detto cavolate, sono molto di fretta e in più non so molto di alchimia, ma appena leggo quel che scrivi mi prudono le mani.

    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:

    io penso che cifra della creazione - se creazione vi è stata - sia la gratuità.



    Be, credo proprio che tutto sto casino ordinato di cui facciamo parte in un qualche luogo e tempo e in un qualche modo sia cominciato per cui penso che si possa parlare di creazione senza orma di dubbio.
    Gratuita.
    Non so, che cosa difficile... non ho chiesto di esistere, ma esisto ed è meraviglioso, se dovrò pagare un prezzo che importa? Per il momento posso solo ringraziare.

    semplice-mente, 10/11/2008 13.27:

    Le leggi di natura esaltano, in ultima analisi, la sostanziale signoria di chi le ha forgiate e la sostanziale dipendenza di chi le patisce.
    Esprimendo l'arbitrio dell'Uno e la necessità degli altri, che tipo di visione morale potrebbero suggerire, queste leggi ? siamo autorizzati a ridurre bene e male in sottoprodotti della conoscenza ?
    ciao
    semplice-mente



    Certo che no.
    Bene e male sono indipendenti dalla nostra conoscenza.
    Anzi, nel modo o modi in cui noi li conosciamo o intendiamo neanche esistono.
    Noi non sappiamo un bel niente di tutto ciò.
    Non sappiamo distinguere il bene dal male, per questo dobbiamo affidarci alla guida divina che si manifesta a noi attraverso la Natura e le Leggi che la regolano, se seguiamo quelle non sbagliamo.
    Ora scappo, spero di essere stata chiara, un bacio a tutti.



    *****************************
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    00 10/11/2008 19:54
    replay
    stando al pensiero comune, che queste considerazioni cercano di interpretare, la caduta dei gravi, il moto dei pianeti o delle acque, la fotosintesi clorofilliana, la rigenerazione dei tessuti, la metamorfosi dei metalli, il movimento ascensionale del fuoco sono oggetti estranei al dominio dell'etica, perchè (almeno dal punto di vista umano) sono tutti fenomeni più o meno necessitati; è vero che quelle che per noi sono leggi di necessità, specificano alcuni degli infiniti gradi di libertà del Creatore; ma cosa ha a che vedere la Sua libertà con la nostra ? [SM=g10303]

    ciao
    semplice-mente
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    00 10/11/2008 20:01
    ops
    cara Bimba; ho scritto il mio replay mentre tu postavi il tuo messaggio; devo leggerlo con attenzione e pensarci su [SM=g6889]

    ciao
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    [Modificato da semplice-mente 10/11/2008 20:03]
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    00 10/11/2008 21:12
    Re: replay

    semplice-mente, 10/11/2008 19.54:


    è vero che quelle che per noi sono leggi di necessità, specificano alcuni degli infiniti gradi di libertà del Creatore; ma cosa ha a che vedere la Sua libertà con la nostra ? [SM=g10303]



    Caro Bimbo Innocente, qui ti volevo, e qui ti attendevo. La Sua Libertà con la nostra, avranno pure un legame, una
    "similitudine" (in matematica, come sapete, è l'identità tra due fugure che differiscono solo per dimensioni). Io credo
    che quel sottile nesso, quello spazio che ci divide da quella Libertà assoluta, sia la Verità. Percorso, seppure a piccoli
    faticosi passi, il cammino della scoperta della Verità rende liberi.

    semplice-mente, 10/11/2008 19.54:


    stando al pensiero comune, che queste considerazioni cercano di interpretare, la caduta dei gravi (...) sono oggetti estranei al dominio dell'etica, perchè (almeno dal punto di vista umano) sono tutti fenomeni più o meno necessitati.



    Appunto. Stando al pensiero comune. L'Alchimista cammina, non "sta". Percorrendo il portale costruito dal Marchese di Palombara,
    come ben saprai si poteva leggere su una parete interna l'iscrizione "Si sedes, non is" (se siedi, non vai da nessuna parte),
    leggibile anche dall'ultima alla prima lettera: "Si non sedes, is".


    Ciao
    Viola
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    00 10/11/2008 23:12
    cara Viola,
    similitudini ? perchè mai ?

    qualche volta il pensiero comune nasce dall'esperienza comune, tutt'altro che disprezzabile; per giunta raccontano che alcuni, varcata quella soglia, siano finiti chissà dove.

    ciao
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    00 11/11/2008 16:18
    Comuni & soglie...
    semplice-mente, 10/11/2008 23.12:


    qualche volta il pensiero comune nasce dall'esperienza comune, tutt'altro che disprezzabile;



    Caro Semplice-mente, ma "comune" a chi, è il punto.
    Disprezzabile no davvero, ma nella vita di noi persone comuni c'è il momento in cui sono proprio spessi i prosciutti sugli
    occhi, il momento in cui con gran forza si riesce a sollevarne qualche fetta, quello in cui un incidente fa passare qualche
    spiraglio di luce da fuori... e molte tradizioni "comuni" nascono proprio da questi momenti, in cui qualcuno ha avuto un
    attimo di barlume. Tradizioni e consuetudini che sono sempre davanti ai nostri occhi, ma che non sappiamo più interpretare.
    Il pensiero comune di cui tu parli, riguardo alla convinzione che un Dio capriccioso ci tiene al guinzaglio ma non possiamo
    (nè dovremmo mai!) farci niente, io credo che non faccia parte delle tradizioni comuni nate da piccoli momenti di "lume".
    Questa, credo sia una convinzione a priori dettata solo dalla nostra originaria paura dell'ignoto, e dalla nostra ignoranza
    di esso.

    Se invece per "pensare comune" ti vuoi riferire a consuetudini come (usando la prima che mi viene in mente) quella di
    credere che un "grazie" sia la maggior ricompensa possiblie di un atto di favore... allora il credere comune non è
    da sottovalutare: la parola "Grazie", infatti, si riferisce all'augurio che la persona "gentile" e "nobile" che
    abbiamo di fronte possa venire a trovarsi nelle condizioni che merita, con il favore, le "Grazie" che dall'Alto
    lo aiuteranno nella non facile impresa del vivere. Quella parola stessa, suggellando quanto stiamo pensando di qualcuno,
    sarà un piccolo aiuto perchè ciò possa avvenire. Questo, almeno, secondo il comune pensiero. Oppure no? Perchè finchè si
    segue il comune pensiero a priori, se ne dimenticano i veri significati.

    semplice-mente, 10/11/2008 23.12:


    per giunta raccontano che alcuni, varcata quella soglia, siano finiti chissà dove.



    Sono fiduciosa nel fatto che non ti offenderai, se non ho capito... A quale soglia ti riferisci, in questo caso?
    Perchè, tra l'altro, mi sembra che qui la cosa si faccia interessante... [SM=g10465]


    Ciao
    Viola
    [Modificato da Violaoscura 11/11/2008 16:20]
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    00 11/11/2008 17:43
    cara Viola,
    ma io non sposo affatto l'idea che ci competa il ruolo di cani al guinzaglio; penso piuttosto che gli spazi di libertà umana (al di fuori dei quali, ne converrai, non è possibile ragionare di merito, di demerito, di soggetti che osservano, di soggetti che sono osservati, insomma di etica) hanno a che fare con le scelte, con le intenzioni, con i comportamenti, con le disposizioni verso gli altri; perciò mi chiedo: quali "meriti" dovremmo e potremmo conseguire, accompagnando i metalli, nella loro trasformazione fisica ? oppure sottoponendo la materia all'azione del fuoco, in un certo periodo del mese o dell'anno ?

    mi rendo conto che queste domande - e le parole che uso per formularle - sono molto "caratterizzate"; penso tuttavia che l'angolatura sia giustificata dall'afflato autenticamente religioso che mi sembra di scorgere nell'alchimia; "religio", come tutti sanno, è parola che rimanda all'azione di legare; coloro che suppongono che ad un capo di questa corda stiano gli esseri umani dubito possano omettere di chiedersi come giudichi, chi regge l'altro capo.

    a scanso di equivoci, vorrei fosse chiaro che mi guardo bene dal proporre interpretazioni mie personali; mi piacerebbe unicamente sapere cosa ne pensano coloro che se ne intendono.

    riguardo alla soglia, o ai tentativi di comunicazione meno riusciti, non v'è ragione perchè mi offenda; mi riferivo alla porta della quale parlavi tu, di villa Palombara (http://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Alchemica); mi sembra di ricordare che, secondo la leggenda, alcuni siano scomparsi, dopo averla varcata.

    concordo con te; la conversazione è interessante.
    ciao

    semplice-mente
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    Violaoscura
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    00 12/11/2008 06:55

    semplice-mente, 11/11/2008 17.43:


    a scanso di equivoci, vorrei fosse chiaro che mi guardo bene dal proporre interpretazioni mie personali; mi piacerebbe unicamente sapere cosa ne pensano coloro che se ne intendono.



    Su questo, personalmente non posso esserti utile. Le tue interpretazioni personali, invece, perchè no, credo
    che potrebbero risultare utili, accanto a quelle degli altri...

    semplice-mente, 11/11/2008 17.43:


    mi riferivo alla porta della quale parlavi tu, di villa Palombara (http://it.wikipedia.org/wiki/Porta_Alchemica); mi sembra di ricordare che, secondo la leggenda, alcuni siano scomparsi, dopo averla varcata.



    Questa leggenda non la conoscevo... Simpatica! Da un certo punto di vista, mi sembra che possa far pensare a dei significati
    davvero interessanti. Fuor di metafora, invece, ossia se la si vuole prendere alla lettera, la troverei davvero fantasiosa. [SM=g8954]

    Quanto al fatto che, come dici, per procacciarsi dei meriti non è detto che possa servire il compiere delle operazioni con
    i metalli durante determinati mesi... tu che ne pensi? A me, ora mentre scrivo, viene in mente che la penso proprio come
    ho appena detto riguardo alla Porta Magica.

    Comunque, in generale, personalmente non ho mai pensato che l'Alchimista abbia qualche merito in più. Semmai, è uno
    che ha ricevuto qualche cosa di più in sorte, proprio per il fatto di avere qualche capacità in meno, ossia di non aver potuto
    o voluto "farcela" in modo normale. Dopotutto, la sua Fede è data dall'aver visto, e non potrà diventare mai più quella
    meritevole, di colui che crede senza aver veduto.


    Ciao
    Viola
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    M. di Caraba
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    00 12/11/2008 15:12
    Concordantia Fidei

    Cari e Belli Amici,
    questa discussione è sempre più interessante e stimolante.
    Inoltre ritengo che le considerazioni qui riportate non riguardano solo l'alchimia ma che (per uno
    strano gioco di specchi) si riflettono sul buon senso universale.

    X bimbasperduta:
    bimbasperduta, 10/11/2008 19.54:

    Noi abbiamo bisogno della morale, per questo l'abbiamo inventata anzi ne abbiamo inventate a bizzeffe.



    Direi che hai perfettamente ragione considerando che con "morale" si intendono l'insieme di norme e
    precetti che regolano il comportamento umano. Ogni religione, società, concezione filosofica e/o
    politica ha le sue norme.

    Se però stringiamo l'ampiezza del termine al solo ambito religioso ci si accorge che, nonostante il
    fatto che ogni religione ha le sue norme comportamentali, è possibile tracciare un "minimo comun
    denominatore"; ovverossia una serie di norme comuni a tutte le religioni.

    Ed è a questa esperienza comune che fa riferimento il nostro Amico Semplice e giocoso, esperienza comune
    ai sapienti di ogni nazione ed epoca.

    Anche queste regolette le abbiamo inventate noi?
    Forse... o forse, oltre all'inventiva umana, c'è lo "zampino" di Qualcun Altro?

    X Violetta:
    Violaoscura, 12/11/2008 6.55:


    Semmai, è uno che ha ricevuto qualche cosa di più in sorte, proprio per il fatto di avere qualche capacità in meno, ossia di non aver potuto
    o voluto "farcela" in modo normale.



    Cara Amica,
    questo passaggio non l'ho proprio capito... mi spieghi meglio?

    Il mio comprendonio ogni tanto mi abbandona. [SM=g10132]

    Salute a tutti

    MdC
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    Violaoscura
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    00 12/11/2008 19:36
    Re: Concordantia Fidei

    M. di Caraba, 12/11/2008 15.12:


    Cari e Belli Amici,
    ...ritengo che le considerazioni qui riportate non riguardano solo l'alchimia ma che (per uno
    strano gioco di specchi) si riflettono sul buon senso universale.



    Se è vero che la sacra Alchimia si riflette in ogni cosa universale, e la rispecchia... [SM=g8954]


    M. di Caraba, 12/11/2008 15.12:


    questo passaggio non l'ho proprio capito... mi spieghi meglio?

    Il mio comprendonio ogni tanto mi abbandona. [SM=g10132]



    Lo fa anche il mio... bisogna aggiustare 'sti cosi. Infatti non riesco a capire quale sia il lato oscuro in quello che
    ho scritto... Volevo soltanto dire che secondo me l'Alchimista, anche quello più riuscito, non ha per questo meriti particolari
    o superiori dinanzi alla Natura, al Divino, o agli uomini, che lo distinguano dagli altri. Anzi, forse è vero il contrario,
    ma è bene che ognuno segua la sua natura. Io credo (e qui azzardo, comunicandovi quello che è sempre stato il mio sospetto)
    che possa diventare Alchimista soltanto uno su cui gravi un difetto rispetto alla normalità: per handicap o per colpa, per
    propria mancanza o per quant'altro. Gli Alchimisti, insomma, mi paiono derivare dal "ripescaggio" che accomuna quanti
    non sono riusciti, per vie normali, a far qualcosa di sensato. (E guai a non ricordare questa bassa origine del proprio
    "mestiere"... [SM=g8400] ). Queste, ovviamente, sono considerazioni personali, forse unilaterali... ognuno, in genere,
    colora dei propri colori il suo modo di vedere, e sono disposta a credere che la mia possa essere la tendenza a vedere
    in tutto il lato più "macabro"... Se è un punto di vista ampliabile, sarò tutt'orecchi nel considerare qualche vostro diverso
    modo di guardare al problema del "merito" dell'Alchimista.



    Ciao
    Viola
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